Premiazione in giardino: una festa alla Saltini!

Mercoledì 25 maggio, dalle 16.45 alle 19.45, nel giardino della sede Saltini si è svolta la premiazione dell’VIII Concorso Pittorico e Letterario “In viaggio…” in presenza degli alunni, dei genitori, del Dirigente Scolastico dell’IC Don Milani Mariateresa Chieli e delle autorità cittadine nelle persone del Vicesindaco Mariasole Mascia e dell’Assessore all’istruzione Maria Teresa Foà.

La premiazione è stato un bellissimo momento di aggregazione dopo due anni di pandemia, un’occasione di ritrovarsi per alunni, famiglie e insegnanti, membri di un’unica comunità.

Durante l’evento sono stati letti i testi dei vincitori, sono stati ammirati i disegni dei ragazzi e si è potuto assistere a un’eccezionale esibizione canora, nella quale i docenti di musica e gli alunni della hanno presentato l’inno della scuola, dopo mesi di lavoro e di costruzione del testo e delle musiche.

 

Ecco le fotografie delle premiazioni:

Testi premiati per il concorso letterario:

VINCITORI CLASSI PRIME

QUARTA CLASSIFICATA CLASSE 1A ALESSIA ROCCHI

Il ricordo è un viaggio nel cuore, una possibilità di parlare con il passato, di riviverlo, di sentirlo nuovamente e dialogare con noi stessi.

Ciao,
oggi sono qui per parlarvi di un tipo di viaggio.
Molte volte quando si pronuncia la parola viaggio pensiamo al viaggio nei luoghi, nei libri, nei sogni… ma io voglio parlare di una tipologia che solitamente viene trascurata: il viaggio nei ricordi.
I ricordi sono tutto, sono alla base dell’umanità, ma anche della nostra vita quotidiana.
Ad esempio: mentre fai i compiti, ti ricordi le lezioni spiegate in classe; sorridi quando ripensi a quanto ti sei divertito la prima volta che sei uscito con gli amici; pensi a quella volta che sei andato in un posto bellissimo o anche a quando ti sei messo sul letto in lacrime senza nemmeno un perché.
In fondo i ricordi non sono sempre allegri, ma sono questi ricordi (quelli imbarazzanti, tristi, strani) che ci permettono di crescere e non ripetere gli errori del passato.
Detto ciò, vi auguro una buona giornata, dei viaggi sereni e spero che vi RICORDIATE del mio testo!

TERZA CLASSIFICATA classe 1C ALESSIA BALI’

Al soffio del vento magicamente inizia un viaggio…
In volo sopra le distese d’erba nella campagna mantovana, si scopre la bellezza viva della nostra terra.

TRASPORTATA DAL VENTO
È primavera, il fiume Oglio scorre placido e tranquillo nella campagna mantovana e io, seduta sull’argine erboso, ascolto il silenzio della natura. All’improvviso una brezza capricciosa solleva un tornado soffice di soffioni, mi circondano, mi solleticano il naso, mi annebbiano la vista. Per istinto mi aggrappo a uno stelo e come se fossi una piuma vengo sollevata e trascinata nel loro vortice.
Il mio viaggio inizia così.
Comincio a sorvolare le spighe di grano ancora verdi, che al mio passaggio ondeggiano come in una danza armoniosa. Al di là di esse si estendono campi appena arati pronti ad accogliere i nuovi semi e lunghe distese d’erba che diventerà foraggio per quelle dolci panciute mucche. Sono proprio buffi quei ruminanti! Volo sopra le loro teste, arrivo quasi a sedermi a cavalcioni sul loro dorso ma nulla, non si scompongono. Mi guardano con i loro occhioni annoiati e continuano a ruminare il loro pranzo. Il mio soffice mezzo di trasporto mi fa riprendere quota e tra le nuvole incontro rondini e passerotti che spensierati giocano tra i getti d’acqua degli irrigatori. Quasi a volermi far riposare, il soffione mi trasporta verso alti filari di alberi pronti a darmi un fresco giaciglio tra i loro rami. Ma sono troppo eccitata per fermarmi, così dirigo lo stelo verso qualcosa che si intravede in lontananza e che stuzzica la mia curiosità.
Una folata di vento mi spinge velocemente davanti a delle mura: sono arrivata in città, sono arrivata a Mantova, dove arte e storia la fanno da padrone. Sorpasso le cinta e mi ritrovo in piazza Virgiliana dedicata al sommo poeta Virgilio, autore dell’opera lirica ENEIDE. Sorvolo piazza Sordello e lì ammiro il palazzo Ducale, residenza di quelli che furono i signori di Mantova: i Gonzaga. Entro nelle sue stanze ricche di affreschi e arazzi; attraverso un finestrone e mi ritrovo nei giardini pensili del palazzo. Non riesco a soffermarmi a lungo sulla bellezza di questa dimora che subito vengo attratta da un altro monumento: la chiesa di Sant’Andrea, opera di Leon Battista Alberti. Nella cripta si conservano due reliquiari molto preziosi: contengono terra impregnata del sangue di Cristo, portata dal soldato romano Longino, colui che ha trafitto il costato di Gesù. Il soffione però non è molto amante della storia, predilige gli aspetti naturalistici di Mantova e mi trascina verso la riva del lago di mezzo che d’estate si trasforma in un grande tappeto verde e rosa per la fioritura del fiore di loto. Dal lago inferiore di Mantova esce il Mincio ed io inseguo i battelli dei turisti che navigano sulle acque del fiume, fino alle chiuse di San
Benedetto PO. Lì il Mincio si getta nel fiume più lungo d’Italia: il PO.
All’improvviso il mio compagno di viaggio mi accarezza il viso, lentamente la sua chioma si sfalda. E’ stanco, è giunto per lui il momento di abbandonarmi e di affidarmi alle ali forti e instancabili di un germano reale. Adesso è lui a raccontarmi le storie della pianura padana attraverso il nostro viaggio. Voliamo sfiorando le acque del grande fiume, che dorme tranquillo nel suo letto.
Ormai siamo all’imbrunire, i giunchi lambiscono l’aria umida della sera, i rospi gracidano allegramente e le anatre selvatiche si preparano per la notte pulendo il loro colorato piumaggio.
Io e Germano, così l’ho chiamato, arriviamo al tramonto alla foce del fiume PO. Lì le sue acque si uniscono con quelle del Mar Adriatico, e il sole basso all’orizzonte colora di rosso le onde. Mi trovo davanti a un bivio: tuffarmi negli abissi profondi come il capitano Nemo e i suoi argonauti e cominciare una nuova avventura o adagiarmi sulla tiepida sabbia addormentandomi con la ninna nanna della bassa marea.
Chissà quale scelta farò, qualunque essa sia, non sarà la fine del mio viaggio ma l’inizio di nuove emozionanti scoperte.

SECONDO CLASSIFICATO CLASSE 1B RICCARDO LODA

Viaggiare è avere il coraggio di lasciare ciò che conosciamo,
di mettersi in gioco per confrontarsi con esperienze nuove.

Viaggiare….
L’importante non è la meta,
ma lasciare dietro di sé una realtà ben definita,
non far restare l’esperienza segreta
ma giocare a creare nuovi mondi con le dita.
È andare verso terre lontane
e respirare aria nuova,
perché tutti i bambini e le persone anziane
possano trovare ciò che li rinnova.
È superare la paura
di confrontarsi con il nuovo,
lasciare la luccicante armatura
e allontanarsi dal proprio covo.

PRIMO CLASSIFICATO CLASSE 1D CHRISTIAN RONCHI CAMPANINI

Nella valigia del viaggiatore tanti sogni, speranze, desideri e tutto l’occorrente per vedere il mondo con occhi nuovi

NELLA VALIGIA
Nella valigia ho messo
Quel che mi serve per partire adesso.
Ho messo un libro che mi tenga compagnia,
ci trovo un racconto, un mistero, una poesia.
Ho messo le scarpe più comode che ho,
per correre e camminare e poi riposare un po’.
Dovesse far freddo, mi porto un maglione,
se ci fosse bel tempo, avrò anche un pallone.
Ci metto la voglia, la voglia di partire
Gli occhi ben aperti, il desiderio di scoprire.
In mezzo a tante cose, lascerò uno spazio vuoto,
per infilarci tutto quello che ancora non mi è noto,
per riportare a casa tutto il bello del partire,
per chi vorrà ascoltarmi, per chi vorrà sentire.

 

VINCITORI CLASSI SECONDE

QUINTA CLASSIFICATA CLASSE 2B MARGHERITA PETRELLI

A bordo dell’Orient Express…

Il viaggio è come una scuola mobile senza
compiti né insegnanti.
Scendemmo dal taxi e ci ritrovammo catapultati in un via vai di facchini, valigie, piccioni e persone intente a non perdere il proprio treno. Rimasi per un attimo estasiata dal ritmo che c’era su quella piattaforma. Venimmo avvolti da una nuvola di vapore e uno sferragliare di freni e tutte le persone, come colte da un subbuglio, accorsero in quel punto, senza badare alla gente che gli stava attorno. Fui quasi calpestata da un uomo ben vestito in giacca e cravatta, ma un giovane facchino, con esperienza, come se sapesse che tutte le persone andavano a spintonarsi dove ero io, mi prese delicatamente per un braccio e mi trascinò via dalla folla. Stando per due minuti a osservare tutta quella frenesia capii che per andare avanti dovevo anch’io sgomitare senza ritegno addosso a uomini e donne di affari.
Salii su un muretto per trovare i miei genitori e la mia migliore amica che, mentre riflettevo su tutto ciò che mi si parava davanti, erano spariti in mezzo alla gentaglia. Insieme dovevamo partire per un viaggio con lo scopo di rilassarci e di acculturarci: il viaggio è come una scuola mobile senza compiti né insegnanti.
Incontrai un ragazzino vestito come un macchinista del treno, con il classico cappellino, le bretelle che tenevano una salopette azzurra un po’ trasandata e i calzini a costine tirati su fino al ginocchio; con qualche bucherello a destra e a manca. Gli chiesi come si chiamava, Oliver mi rispose e io, curiosa, aggiunsi: – Che ci fai qui sopra tutto solo? -E lui con una nota di sarcasmo tipico inglese rispose: – È la stessa cosa che potrei chiederti io…mi piace guardare le teste degli uomini e delle donzelle indaffarate con cappelli, nastrini, collane e valigie. – Lo guardai un po’ stranita ma al contempo affascinata e risposi: – Interessante- Ci fu un momento di silenzio, poi aggiunsi: – Io sto cercando i miei genitori e la mia migliore amica, tra quindici minuti dobbiamo partire ma mi sono persa. – Oliver disse: – I miei sono troppo occupati per portarmi a fare un viaggio e mi lasciano sempre a casa da solo per cui mi reco qui a osservare, mi diverte osservare- E mentre ascoltavo distrattamente la storia di Oliver vidi mia madre, mio padre e la mia migliore amica Ruby che mi cercavano.
Salutai frettolosamente Oliver mentre mi guardava smontare dal muretto e corsi via. Naturalmente continuai a osservare tutto ciò che mi scorreva di fianco come un fiume in piena, rischiai quasi di cadere per colpa di una mattonella male assestata. Raggiunsi Ruby, mio padre e mia madre. Quest’ultima preoccupatissima continuava a chiedermi dove ero stata ma non prestai attenzione, perché avevo davanti il nostro e ne rimasi estasiata: era rivestito in legno nero con bordini oro e una targa anch’essa dorata con inciso in un bel corsivo pulito “Orient Express”. La ciminiera in alto fumava e mentre un facchino prese le nostre valigie il capotreno ci spinse a bordo: era magnifico. Ai finestrini erano appese tendine di pizzo, sul pavimento era stesa una sontuosa moquette rossa e lampadari di cristallo illuminavano il corridoio dove si affacciavano le cabine con porte in legno e il
numero scritto su una targhetta argentea. Ci consegnarono le chiavi. Io ero in camera co Ruby e rimanemmo abbagliate dalla graziosità della nostra piccola ma confortevole stanza: sui letti c’erano lenzuola bianche ben tirate, dal finestrino entrava la dorata luce del sole e gli armadi erano spaziosi e puliti ma proprio mentre rimanevamo impressionate dalla nostra camera partimmo…e chissà cosa ci aspettava!

QUARTA CLASSIFICATA CLASSE 2E MATILDE CURTI

In viaggio per superare paure e incertezze ed essere liberi di sentirsi finalmente se stessi

Giovedì
Ciao caro diario,
mi chiamo Anna e ho 12 anni, odio leggere, ma amo scrivere anche se con
l’ortografia non sono un portento. Faccio la seconda media in un collegio
privato in campagna, le scuole medie fanno schifo, ogni giorno di più ti rendi
conto di essere anormale e diverso dagli altri, e nessuno fa niente per aiutarti,
e se non lo ho ancora detto, sono dislessica, ora lo sai.
Mi è stata diagnosticata la dislessia tre anni fa quando facevo ancora le
elementari. Allora non le davo peso visto che alle elementari per essere
considerato tosto e popolare bastava dire una parolaccia, ora invece alle medie
la gerarchia è più complicata, per essere popolare devi essere alla moda, avere
il telefono prendere in giro la prof, e sopratutto devi essere “normale” quindi
non dislessico, altrimenti sei uno zerbino, buono solo a farti calpestare. Per me
leggere anche solo una pagina è un’impresa, quando leggo le parole
fastidiosamente svolazzano fuori dalle pagine, come uccellini al vento.

Venerdì
Oggi ho incontrato Marhua, una ragazza silenziosa della mia classe in mensa,
aveva sulle spalle uno zaino traboccante di libri, mi sono seduta al suo fianco
per osservarla bene ,é bellissima. Ha dei graziosi capelli neri che le ricadono
dolcemente sulle spalle, ha due
occhi neri corvino e una carnagione olivastra. Dopo la mensa mi haaccompagnato sotto una quercia del giardino, si è seduta su un telo, io mi sono
seduta accanto a lei. Delicatamente ha tirato fuori dallo zaino un libro dalla
copertina usata, ha iniziato a leggere. Ho chiuso gli occhi e mi sono immaginata
i personaggi. ho riaperto gli occhi e mi sono ritrovata in una radura incantata
piena di farfalle di fiori, di vita, é stato fantastico.

Lunedì
Oggi Marhua era assente, quindi sono tornata nel nostro posto speciale da
sola, mi sono accorta che aveva lasciato il libro che avevamo iniziato a leggere.
Lo apri e incominciai a leggere avidamente. Arrivai nella radura che però era
diversa, in fondo c’era un portale, su cui erano incise a caratteri cubitali le mie
paure. Non capivo, ero confusa, non era un posto incantato, era solo la mia
stupida mente che cercava di farmi vedere cose inesistenti. Entrai nel portale
pensando che questa allucinazione si polverizzasse, ma invece non fu così. Pian
piano mi resi conto della situazione, avevo due opzioni: seguire il possibile
viaggio fantastico che ti capita una volta sola nella vita, oppure sedermi e
aspettare.Ascoltai il mio spirito da temeraria guerriera. Il tunnel si illuminò e
apparve Marhua dall’oscurità, mi sentivo come Dante aiutato da Virgilio.
Marhua con la sua solita voce calma mi disse il mio compito: dovevo riuscire a
finire un libro senza l’aiuto di nessuno, senza trucchetti, senza saltare parti e
pagine, altrimenti non sarei mai tornata. Mi misi d’impegno e iniziai a leggere,
come previsto le parole uscirono dal libro ed io prontamente le ripresi, lettera
per lettera lessi la prima pagina, il primo capitolo…
Arrivai all’ultimo s’intitolava “I ricordi sono pietre pesanti”. Mentre leggevo mi
si presentarono i ricordi, non del protagonista bensì i miei.
Strinsi i denti e lessi con foga fino all’ultima parola per non soffrire, stavo per
cedere mi sentivo schiacciata da macigni, allora Marhua mi abbracciò, fu un
abbraccio fantastico, lento e dolce. Fu la prima persona che abbracciai dopo
anni. Chiusi gli occhi per godermi il momento, ma quando li riaprii mi ritrovai
sotto la quercia stretta ancora nell’abbraccio con Marhua. Con questo viaggio
avevo superato le mie paure le mie insicurezze, e finalmente ero libera, libera
di essere me stessa.

TERZO CLASSIFICATO CLASSE 2C LEANDRO PAPULI

Volteggiando nella fantasia si fanno i viaggi più belli,
si dipingono paesaggi e forme, si seguono le linee di curiosi alfabeti, si percorrono strade che
solcano le pagine di insoliti atlanti.

In viaggio…in sogno
Il viaggio è un volo,
è la pagina di un libro.
Il mio viaggio è un sogno.
Mi perdo nei miei pensieri,
attraverso città incantate,
paesaggi magici e colorati,
che io stesso dipingo con la mia fantasia.
Salgo e scendo dalle nuvole,
mi tuffo in mari azzurri,
esploro fondali e riemergo volteggiando nell’aria.
Mi ritrovo tra pagode e strani alfabeti,
nelle terre lontane dell’Oriente.
Immagino territori inesplorati,
creature fantastiche che fluttuano nell’aria,
alberi giganti come scale verso il cielo.
Cammino felice ad occhi aperti.
Sogno.
Apro gli occhi e mi sveglio.
Il mio dito è puntato sulle pagine di un atlante.
Con la fantasia ho acceso il mondo.

SECONDA CLASSIFICATA CLASSE 2D ELISABETTA TESTORI

Il viaggio della vita, tra emozioni e sfide da affrontare, incroci e strade da seguire, meravigliosi incontri tappa dopo tappa.

LA VITA
Noi stessi
artefici di un viaggio troppo complicato,
troppe emozioni incomprese
costanti insicurezze che non cessano di parlare
giorni in cui non riusciamo ad alzarci
ricordi che non riusciamo a cancellare
periodi che crediamo di non poter affrontare
Ma grazie a tutto questo se ne assapora ogni tappa,
la gioia
l’amicizia
l’amore
fino a pochi chilometri dall’arrivo
dove si penserà all’estenuante e meraviglioso viaggio
la vita.

PRIMA CLASSIFICATA CLASSE 2A GIULIA D’AMATO
Viaggiando, anche noi come Ulisse guardiamo, scrutiamo, scegliamo i nostri orizzonti

IN VIAGGIO
Cullata dalle onde
come il leggendario Ulisse,
lascio che i miei occhi
si aprano lentamente.
Anche il mare addormentato
si risveglia sulle note
dei gabbiani mattutini,
bianchi, bellissimi.
Il sole, enorme,
spunta all’improvviso.
All’orizzonte
colori diversi si fondono
creando un mosaico perfetto.
Tutto intorno prende vita.
Con occhi attenti
e il cuore pieno di speranza
sfioro persone sconosciute.
Mi riempio di
mille profumi e colori.
Ciò che l’occhio fotografa
resta intrappolato nella mente
e mentre il vento porta con sé
in alto i miei pensieri,
aggiungo pagine al libro della vita.

 

VINCITORI CLASSI TERZE

QUINTA CLASSIFICATA CLASSE 3B SOFIA VILLANI

In viaggio nel presente, nel passato e nel futuro, affrontando insieme le avversità

Viaggia con la mente,
per essere sempre presente.
Viaggia nel passato,
anche se un po’ sbagliato.
Viaggia nel futuro,
per attraversare questo periodo oscuro.
Viaggia insieme agli amici,
per cancellare le brutte cicatrici.
QUARTO CLASSIFICATO CLASSE 3D ANGELO COLOMBO
Parole intrecciate in poesia dedicate a tutti coloro che lasciano la traccia del proprio passaggio
Il vero viaggio
Quell’esperienza che hai chiuso in un cassetto e non hai più aperto,
che un tempo smuoveva la tua anima con un boato,
è il miglior dono che la vita ti ha offerto
e che fortunatamente tu hai accettato.
Questa avventura che fu ben impressa nei tuoi ricordi,
ora vaga nella tua mente fra mari e fiordi,
ma prova a riscoprire questo reperto di memoria
e ripesca la sua origine e la sua storia.
L’avventura in questione è quella di un viaggio,
che ti ha marcato l’interno del cuore,
e che della vita ti ha dato un assaggio.
Riassapora questo vecchio ricordo,
fai tesoro di questa avventura,
e ringrazia le persone che ti hanno fornito supporto,
perché il vero viaggio sono le persone come te,
che in questo mondo lasciano la loro traccia,
colma di cultura e speranza per il prossimo.

TERZA CLASSIFICATA CLASSE 3A MATILDE GUAGLIUMI

Parole in viaggio che creano un mosaico di immagini, di suoni, di sensazioni…e quando si torna ci si sente nuovi

Un nuovo inizio
Pensare Paesi lontani,
immaginare visi sconosciuti,
sognare incontri sovrani.
Volare con l’immaginazione
oltre i muri solitari,
canticchiando nella testa una nuova canzone.
Il mondo ci avvolge con le sue braccia,
in un tripudio di colori
che anima la nostra faccia.
Spettacoli naturali
in cui perdersi,
per non restare uguali.
Partire per non tornare,
cercando altrove
la gioia di ricominciare.

SECONDO CLASSIFICAT0 CLASSE 3E LUCA COGLIATI

Poesia che viaggia leggera, in barca a vela…

La barca dorme sul suo ormeggio,
prima del levar del sole.
Sopra di essa un gabbiano volteggia
nella deserta foce.
Lo skipper che mangia
prima di compiere il lungo viaggio.
Le vele che pigramente sventolano
alla tiepida brezza dell’alba.
Tutto è pronto,
un nuovo viaggio sta per cominciare,
al salutar del sole
prende il largo
e si dirige verso nuove rotte.
Libera come una nuvola nel cielo
verso un orizzonte ancora da definire,
verso un’avventura
ad occhi aperti
e nell’immaginazione
viaggio definirlo solo tu puoi.

PRIMO CLASSIFICATO CLASSE 3C DAVIDE BURATTI

Queste parole in rima sembrano prenderci per mano e accompagnarci alla scoperta del significato vero del viaggio.

RICETTA DI VIAGGIO
Perché un viaggio sia ben pensato
una cosa importante ho imparato,
non programmare solo stando fermo
davanti a qualche teleschermo.
Anzi, il consiglio più pertinente
sarebbe non farsi condizionare per niente
dagli apparecchi che rendono soldatini
sia i grandi che i più piccini.
Affinché la meta da te immaginata
non sia solamente sognata,
consulta libri e chiedi agli amici,
il confronto porterà benefici.
Pensare un’avventura per terra o per mare
richiede sempre una gran ricercare.
In tutte le case c’è voglia di viaggio
alzati e abbi coraggio.
Libera i bambini seduti e impalati
e conducili in luoghi mai visitati.
Basta avere lo sguardo fisso e la bava alla bocca
davanti ad una buffa scatola sciocca;
molti possono stare per ore
muti davanti ad un televisore.
Là fuori c’è un mondo che ti aspetta,
prendi tuo figlio e progetta…
Un viaggio è sempre un’avventura
che rende la gente più matura.
Basta bimbi immobili e ipnotizzati
come se fossero paralizzati.
È vero che un dispositivo tiene buoni
anche i ragazzi più testoni
che così noie più non danno
e fuori dai piedi un po’ se ne stanno.
Ma è importante ora pensare
a tutti i danni che può causare
una continua esposizione
agli schermi e alla televisione.
Adesso è ora di viaggiare
c’è un universo da esplorare.
Roma, Firenze, Venezia e Bologna
è questa la magnificenza che ti circonda.
È arrivato il momento di andare
e più niente ti deve fermare.
Ai giovani si deve insegnare
la bellezza di viaggiare;
montagna, mare e collina
ogni luogo e la sua cucina.
E se proprio non puoi andare
un’alternativa devi trovare…
Puoi iniziare una grande avventura
tornando alla consuetudine della lettura.
Riempi di libri i comodini,
gli scaffali e i tavolini.
Inizia a leggere e vedrai
che con la mente viaggerai.
Storie di draghi, gnomi e pirati
di navi e tesori ben sotterrati,
deserti, oceani e fitte foreste
ogni storia è l’avventura che vorreste.
Paesi sconosciuti e luoghi mai visti,
cattivi, eroi, tipi allegri e tristi.
Viaggiare è fantasia,
immaginazione e poesia.
Da profumi, colori e bellezze fatti guidare,
sono tutte scoperte che potrai fare!
Sperando che il viaggio sia sempre un bell’avvenimento
e non un triste accadimento.
L’augurio a tutte le popolazioni
è che la partenza non porti tensioni,
non sia più fuga e disperazione
ma solo e sempre una splendida emozione!
Adesso che la ricetta abbiamo e siam pronti
oltrepassiamo tutti ponti.
Le valigie dobbiamo fare
Il mondo e l’immaginazione possiamo esplorare!

 

PREMI SPECIALI

PREMIO SPECIALE CLASSE 1C MARTINA BEVILACQUA

Pensieri che si intrecciano e seguono percorsi inconsueti per offrirci sguardi originali sul viaggio della vita.

“La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte”
La citazione di Umar Khayyam, poeta e filosofo persiano nato nel 1048 a Nishapur, è uno spunto di ispirazione e molto coinvolgente, mi ha fatto riflettere profondamente su cosa sia per me “il viaggio”…
Viaggiare è meraviglioso. Ha la capacità di regalarci energie positive in anticipo! Già la fase di progettazione di un viaggio e il solo pensiero di partire ci riempiono di emozioni! Ma i poteri continuano! Viaggiare è un accrescimento di esperienze, conoscenze e di ricordi. Secondo me chi viaggia è più felice! Esplorare nuovi luoghi è un nutrimento per la mente, il cuore e l’anima! Per questo motivo chi viaggia “vive due volte”! I viaggi possono essere fisici e portarci da una parte all’altra del mondo, ma anche “mentali”: possiamo farci trasportare attraverso i sogni, la fantasia, le emozioni. Tramite la lettura di un libro, la visione di un film, l’ascolto della musica, la percezione di un odore o un sapore, la sensazione che puo’ dare un tocco. Possiamo appassionarci, immedesimarci, imparare nuove cose, rievocare ricordi, darci la spinta ad aprire la mente verso nuovi orizzonti. Anche con i cinque sensi possiamo viaggiare! Anche la mia vita è un viaggio! Il viaggio più importante della propria vita è la vita stessa. Nel mio piccolo anch’io ho intrapreso il mio percorso ed è in continua evoluzione. Se paragono la mia vita alle tappe di un viaggio, posso dire che i “preparativi” sono i miei primi ricordi: le emozioni dei primi passi e i lividi delle prime cadute. Le tappe di viaggio importanti sono state finora: l’inizio della scuola materna, un debutto in società. Con la scuola primaria la vita è cambiata, non c’era più soltanto il gioco. Ho iniziato a leggere e scrivere, a svolgere dei compiti a casa. Sono iniziati i primi impegni e responsabilità. La scuola secondaria è un grande salto, è un momento di cambiamento e di impegno molto importante. Ma è giusto così, devo diventare grande! Aumentando il mio livello di autonomia e di organizzazione. Come in una vacanza si prepara la valigia con le cose necessarie, così nel viaggio della vita si riempie il bagaglio di esperienze. Chi viaggia tanto ha in genere un posto “del cuore” , nella mia vita è la mia famiglia, il porto sicuro in cui mi sento protetta ma anche libera. La riuscita di un viaggio dipende anche dalla compagnia, è importante avere dei buoni compagni di avventura!
Così dovrebbe essere nella vita, ma non è semplice! Crescendo sto cercando di affrontare e gestire al meglio le relazioni con il prossimo. Conoscere e costruire rapporti di amicizia richiede tempo, pazienza e buona volontà da parte di tutti! La meta del mio viaggio non è ancora ben definita, ma sicuramente voglio essere una viaggiatrice sincera, giusta, gentile, onesta e laboriosa. D’altronde…
“Non è importante la meta, ma il cammino” Paulo Coelho

PREMIO SPECIALE CLASSE 2°A AUGUSTO MANNO

I ricordi prendono vita tra le parole di questo diario di viaggio…Dal Ruanda all’Italia

L’URLO DEL RUANDA
Ciao a tutti,
sono Imana Jean e vengo dal Ruanda, precisamente dalla periferia di Kigali. Adoravo quel posto, soprattutto le sue Persone, quasi tutte. Il quartiere dove abitavo era un luogo umile, povero e infame, era odiato da molte persone all’epoca; una comunità di Tutsi nel 1994 era considerata pericolosa come un gruppo di nazisti nel 1940. Ormai ho già 42 anni ma quando abbandonai quel luogo ne avevo solo 14. Di seguito riporto i momenti più importanti del mio viaggio fino a qui in Italia.

08\06\1994

Come ogni giorno andavo alle giare, il mio luogo preferito, ne trovavo tre diverse sempre piene di lunghe spighe di grano pronte ad essere trasportate a casa dal sottoscritto. Rispetto agli alti palazzi del centro città il mio quartiere era molto arretrato, le capanne avevano muri di massi di terracotta irregolari e tetti di paglia, che andavano a fuoco quasi quotidianamente. Il genocidio era già iniziato da un paio di mesi e, normalmente, avevamo delle pattuglie ai confini del “villaggio” che venivano spesso distratte dagli incendi vari e dagli animali selvaggi che apparivano. Mio padre era uno di loro. Mi ricordo benissimo, era ormai sera, capitava raramente che stessi sveglio fino a tardi, sentivo alla radio una partita della serie A italiana e mi piaceva veramente tanto. Mia madre dormiva, io ero serenamente steso sul divano ad ascoltare la partita La Spezia-Milan, fino a quando, un urlo seguito da un silenzio assoluto mi avvertirono di un pericolo; probabilmente ero l’unico sveglio a quell’ora in un quartiere di un centinaio di persone. Svegliai mia madre, che in un batter d’occhio capì cosa stesse accadendo, mi disse di uscire dal retro e che lei mi avrebbe raggiunto in pochi minuti. Io mi nascosi tra le mie amate giare, non avrei mai potuto immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che le avrei viste.

09\06\1994

Poche ore dopo mia madre tornò. Senza dirmi nulla scappammo dalla città e ci rifugiammo tra delle colline argillose, come i muri distrutti dai razzisti; ci sedemmo su della paglia trovata nelle vicinanze, probabilmente i resti dei tetti sotto i quali ho dormito. Mia madre, mentre il villaggio veniva assediato, mandò un telegramma da qui fino al Kenya nel quale chiedeva degli uomini che ci scortassero fino al porto di Lamu. Da lì saremmo partiti per un paese europeo non definito. Pensai subito all’Italia. Poche ore dopo arrivarono gli uomini che arrivavano direttamente da Lamu. Camminammo solo per pochi minuti fino a quando vedemmo un’auto, che, in
lontananza, dietro alle nostre spalle, suonava il clacson come se fosse l’inno ruandese. Amavo il mio inno soprattutto dopo aver scoperto il suo significato: le persone si sacrificarono per il Ruanda e per la sua libertà. Esattamente ciò che stava accadendo in quel momento, noi poveri Tutsi dobbiamo far risorgere il Ruanda. Nell’auto c’erano dei nostri vecchi amici di quartiere. Chiesi informazioni su mio padre… contata come prima vittima del “villaggio”. Non potevo crederci, non volevo crederci, come poteva il mio eroe, il simbolo della nostra comunità, del nostro paese, morire così? Mia madre, la donna più coraggiosa che abbia mai conosciuto, piangeva… non riuscivo a capire… il mio miglior compagno ci aveva lasciato vanamente, o almeno così si poteva pensare, anche se io non lo pensai mai. Fu il suo urlo ad avvertirmi e a svegliare il villaggio, quello era l’urlo dei Tutsi, l’urlo del Ruanda!

15\06\1994

Finalmente, dopo una settimana esatta, arrivammo al porto in Kenya. Il caldo di giugno più la pressione di ciò che era appena accaduto creavano un ambiente pesante e ansioso. Ci dissero di imbarcarci su una nave da carico che aspettava solo noi, profughi da tutto il Ruanda si erano riuniti su una nave che simboleggiava l’unione del nostro paese. Salimmo a bordo di fretta, sapevamo benissimo che il viaggio sarebbe stato duro, notammo subito due donne incinte, bambini e anziani sopravvissuti all’assalto. A bordo ci spiegarono come era organizzata la nave. C’era un’area dedicata alla scuola per i ragazzi della mia età che durava soltanto due ore, un’infermeria per i casi d’emergenza e una cabina di pilotaggio, il resto era tutto spazio dedicato alle persone.

16\06\1994

Non si respirava. L’odore dell’oceano veniva sovrastato dagli aliti fetidi delle persone ammassate sul barcone. Dopo esser stati registrati, mi iscrissi alla scuola della barca la cui insegnante era un’anziana signora; insegnava solamente storia, ma, fu l’insegnante migliore che abbia mai avuto, la sua voce collegata agli argomenti interessanti dell’età contemporanea mi incantavano. Alla fine delle due ore di scuola, lei mi chiamò, forse si accorse del mio interesse verso il suo lavoro? non lo so. Ma ciò che mi disse mi fece molto piacere: “Hai degli occhi azzurri come il cielo della nostra terra.”

18\06\1994

I giorni procedevano lentamente, ma quando ci chiesero su quale porto volessimo approdare, vidi sulla lista l’Italia, precisamente La Spezia, come la partita che stavo ascoltando prima della tragedia. Mia madre era ormai distrutta e io le parlai del mio “sogno italiano” e lei accettò senza problemi. Arrivammo sulle rive del Nilo, la prima tappa, dove molte persone sfinite decisero di scendere. Molti corpi esanimi erano stati lasciati sulla nave. Più della metà dei passeggeri scese dalla nave, mentre molti correvano giù al molo per riposarsi. Io notai l’anziana:” Io scendo qui, caro, non ho mai visto un alunno laborioso come te, sei proprio come tuo padre, nipotino.” La nonna scese lentamente, io l’abbracciai in fretta, non l’avrei mai più rivista.

21\06\1994

Finalmente eravamo arrivati; potevamo scendere dalla nave. Questo viaggio portò via la vita a decine di persone, ma me ne fece conoscere molte di cui ignoravo l’esistenza. Scendemmo dalla nave e ciò diede inizio a un nuovo capitolo della mia vita.

Premiazione in giardino: una festa alla Saltini!