Dopo aver partecipato agli incontri con i giornalisti Daniele Biella e Marco Trovato, rispettivamente sul tema delle migrazioni e del continente africano, Alessia ha espresso in un testo le sue riflessioni, molto profonde e sentite. Buona lettura!
Qual è l’immagine dell’Africa che oggi gran parte del mondo percepisce?
Sicuramente l’idea che un occidentale ha dell’Africa è spesso distorta e altrettanto spesso corrisponde a quella di un luogo inospitale dove regnano malattie, povertà, caos e conflitti armati. Un giudizio affrettato sull’Africa rivela pregiudizi, superficialità e molta ignoranza.
Tuttavia sarebbe sbagliato non riconoscere una serie di criticità che contraddistinguono diversi paesi africani. La politica per esempio. Sotto questo profilo, la storia africana è piena di casi in cui il meccanismo si ripete: uomini di potere che accentrano il comando e le ricchezze nelle mani di pochi, una distribuzione estremamente sproporzionata dei benefici derivati dalla svendita delle risorse naturali dei singoli paesi, una popolazione locale in difficoltà, il livello di povertà che non dà segni di riduzione, una forte corruzione alla base del sistema politico. Anche la scarsa sanità è un dei problemi fondamentali a causa della mancanza di medicinali, di strumenti adeguati e della fuga di bravi medici che vengono reclutati da altri paesi stranieri.
Tuttavia, nonostante le evidenti difficoltà, questo continente è un luogo molto vasto e, per quanto possano avere fondamento alcune rappresentazioni di povertà e disuguaglianza, è costituito da società e popolazioni in movimento, che contribuiscono a renderla una terra molto interessante.
Ho sempre vissuto come un’ingiustizia profonda il modo distorto in cui le società e i popoli africani vengono rappresentati dai media e da altre fonti che propongono la loro visione della realtà: i sistemi filosofici, la propaganda, come le immagini che ci ha mostrato Marco Trovato, pubblicità che sminuiscono o ridicolizzano gli africani. Il cinema, i fumetti, persino alcune storie evidenziano solo gli aspetti peggiori di quel popolo come sottolineato dal giornalista portando ad esempio il romanzo “Tarzan l’uomo scimmia”, dove l’uomo bianco, l’eroe, si scontra con gli indigeni, trasformandoli così negli antagonisti della storia. Anche alcuni reportage di professionisti, alla mercé di qualche fazione politica o resoconti di alcuni missionari fanatici, contribuiscono a diffondere una visione negativa di quella terra solo per tornaconto personale. Perché ci bombardano solo con notizie diffamatorie riguardo a questo continente e non ci mostrano al contrario la natura selvaggia, gli animali in via di estinzione da proteggere, i deserti affascinanti, le foreste, i bambini sempre sorridenti, i sogni e le speranze di quei popoli? Sui quotidiani, sui social network o al telegiornale l’Africa è raccontata solo in riferimento ai flussi migratori e ai fatti di cronaca. Se non si parla di questi temi l’Africa pare essere invisibile.
Esiste un’Africa di prospettive, un luogo dinamico e ricco di cultura, creativo, innovativo e progressista. Invece di proporre ancora la storia dell’emigrazione, delle guerre, della carestia, della scarsa sanità o della crisi cominciamo a raccontare le storie come quella di Ottham, ragazzo marocchino che ha girato tutta l’Africa per conoscere la sua terra; di Brian, un ragazzo che viene ingaggiato dalle riviste per fotografare la vita quotidiana delle tribù indigene; di Alfred, che tutti i giorni scrive e spiega le notizie su una lavagna a tutta la popolazione e quindi diffonde la conoscenza. Parliamo di Abebe Bikila, primo uomo di colore a partecipare alla maratona; raccontiamo delle tradizioni come per esempio quelle delle bare realizzate a forma del sogno o del lavoro del defunto per rendergli omaggio.
L’Africa non è solo fame, non è solo guerra, non è solo morte. Abbiamo stereotipato quasi unicamente al negativo la vita di un continente senza neanche conoscere veramente la sua storia. Ritengo che lo scopo principale del parlare dell’Africa sia quello di introdurre argomenti e concetti chiave necessari per dirigersi verso un’idea diversa, più complessa e completa del continente. Gli incontri che le scuole propongono ai ragazzi, come quelli con Marco Trovato o con Daniele Biella, vogliono essere una sorta di bussola per orientarsi nella vera storia e nell’attualità dell’Africa. Servono per farci capire che prima di giudicare, prima di vedere i fatti solo dalla prospettiva di telegiornali o social dobbiamo filtrare le notizie usando la nostra testa e le nostre conoscenze anche per confutare eventuali false o distinte informazioni.
L’Africa è un paese pieno di luoghi sorprendenti e persone che sì, si possono definire eroi per quello che fanno per la loro e per l’altrui sopravvivenza.
E questo eroismo testimoniato ogni giorno da persone come Daniele Biella o Marco Trovato riesce ad arrivare alle generazioni che in futuro potrebbero fare la differenza: noi ragazzi.