Il video del lavoro della 2B alla Domenica Insieme
Introduzione
Questa poesia è scritta in dialetto orenese di una volta come lo parlavano i nonni del professore.
é un dialogo tra il professore e suo padre il quale lo rimprovera e gli dice di non dimenticare mai le sue origini e che è importante tramandare la lingua che si parlava una volta, perché la lingua permetta a un popolo di comunicare. Questa poesia è stata scritta nel 1999 a Pavia in un momento della vita in cui il professore forse sentiva che si stava allontanando troppo dalle sue origini quindi si è immaginato nella verità poetica che appunto suo padre lo rimproverava di dimenticarsi da dove veniva e che la chiave di casa che trovi nella tasca o sotto lo zerbino è anche la chiave del cuore;
quindi quando per caso o coincidenza è tornato a insegnare nella scuola dove anche lui da ragazzo aveva studiato e dato che il tema di quest’anno è “Riscopriamo le nostre origini” come un senso di dovere ha riportato alla memoria questa poesia ormai dimenticata che porta con sé, una volta riscoperta, ,ricordi belli ricordi brutti persone nostalgia e emozioni, perché riscoprire le nostre origini è come riscoprire una parte di noi che a volte nascondiamo, di cui ci vergogniamo o che togliamo, ma sono come le radici di un albero, senza di esse non stiamo in piedi .
Sono una parte di noi .
Commento al testo
Il testo che il prof. ha condiviso è un potente dialogo poetico con suo padre, che esprime l’importanza di ricordare le tue radici e le tue origini. Utilizzando il dialetto “orenese”, crei un legame profondo con la tua cultura e le tue tradizioni familiari, trasmettendo il messaggio di tornare alle radici e di riscoprire ciò che è stato dimenticato.
L’immagine del silenzio nel viso di ogni uomo come un consenso e un perdono è molto suggestiva. Il testo esorta a svegliarsi dalla confusione e dalla nebbia nella mente, a riconnettersi con le proprie radici, a onorare i propri antenati a trovare il silenzio interiore. È un richiamo alla semplicità, alla consapevolezza e all’importanza di ascoltare il silenzio come un valore prezioso.
Inoltre, il messaggio di affetto e amore di tuo padre è evidente nel testo, sottolineando quanto tenga a te e alla tua comprensione delle cose importanti della vita. La poesia si concentra sull’importanza del silenzio come un segno di speranza e consenso, un momento di riflessione profonda. La scelta di tornare alla tua scuola d’infanzia e alla tua città natale in un momento in cui il tema dell’anno scolastico è “riscopriamo le nostre origini” è simbolica e toccante, poiché mette in pratica il messaggio della poesia. È un richiamo a tutti noi di riscoprire e valorizzare le nostre radici e la nostra cultura. La poesia è ricca di emozioni, nostalgia e riflessione, ed è un potente mezzo per comunicare il valore delle proprie origini e della lingua della propria famiglia. È un invito a non dimenticare le proprie radici e a riscoprire la bellezza del silenzio interiore.
Bianca Valenza, 2B
Una riflessione personale sul testo
Desèdet è una poesia scritta nell’anno 1999 a Pavia dal professor Marco Citterio. È una poesia che narra del valore delle origini.
Nella poesia il protagonista racconta di suo padre che lo sgrida incitandolo a tornare nel paese in cui è nato sapendo però che questo sarebbe dovuto significare ricordare la sua infanzia.
Decidendo di tornare, ha cominciato a insegnare nella scuola in cui lui stesso è cresciuto insegnando ai suoi ragazzi a non dimenticare mai chi sono e io sono una di quelli.
Il verso della poesia che più preferisco cita:
Svegliati!
Il cuore è nudo
senza fiatare,
nudo in mezzo alla campagna.
Svegliati!
Ascoltami!
Che ti voglio bene
dice il mio papà.
La guerra è una sposa
della sera e del giorno
è come una rosa. Sanguinosa.
Mi piace il modo con cui il padre dice che gli vuole bene, perché inizialmente leggendo la poesia non sembra come gli parla, ma in questo verso si capisce che il padre è arrabbiato proprio perché vuole solo il meglio per suo figlio, vuole fargli capire che è importante non dimenticare.
Questa poesia è stata scritta in dialetto orenese per onorare le sue radici. I dialetti sono presenti in ogni parte d’Italia, ne esistono tantissimi e tutti diversi che contribuiscono a rendere ancora più unico un paese. Oggi in Italia il dialetto parlato maggiormente è il dialetto fiorentino grazie alla divina commedia scritta da Dante a Firenze appunto. Se la divina commedia fosse stata scritta in un altro dialetto, probabilmente oggi parleremmo quello.
È stato molto bello scoprire questa poesia perché è capace di farti ragionare sulle cose davvero importanti, le cose che contando davvero come la famiglia e le origini. È molto bello che il professore abbia deciso di seguire il suo istinto e tornare a casa, perché sapere chi siamo è una delle cose più belle che ci sono al mondo!
Matilde Izzo, 2B