La mattina del 7 luglio 1953 la famiglia Hernandez, formata dal papà Luca, dalla mamma Giulia, dalla figlia mezzana Lucia, da Andreas, il piccolo di casa e Pablo, il figlio maggiore, stavano preparando le valigie per andare a trovare lo zio Ernesto in America.
A un certo punto il telefono squillò, la mamma rispose subito e il suo viso cambiò colore: da rosa diventò bianco. Il marito, preoccupato, le chiese: “Cosa succede, Giulia?”; la moglie, piangendo, rispose che era morto lo zio Ernesto, ucciso da qualcuno con un coltello. Immediatamente andarono in aeroporto che a quell’ora era immenso e vuoto perché era molto tardi. Poco dopo fu annunciato il loro volo. Saliti sull’aereo, non riuscirono a tranquillizzarsi, nemmeno guardando il film comico che veniva proiettato sullo schermo. Atterrati negli Stati Uniti, chiamarono un taxi e si fecero portare in Via Svezia n. 11, dove c’era la casa dello zio Ernesto.
Alla vista del castello, la famiglia rimase meravigliata. “Ma tu lo sapevi che lo zio Ernesto abitava in un castello?” chiese Giulia al marito Luca. “Assolutamente no!” esclamò lui. Pochi minuti dopo arrivò l’investigatore. “Buongiorno e ben arrivati”, disse, “io sono Peter Perez, l’investigatore. Ieri sera è stato commesso un omicidio, qualcuno ha ucciso il signor Ernesto. L’abbiamo trovato disteso sul letto nella sua camera con un coltello conficcato alla gola”. La signora Mery Brandon, che teneva in ordine il castello, affermò di non aver visto nulla di strano. La camera del signor Ernesto risultava però in disordine, con oro e soldi sparsi a terra. La famiglia Hernandez era terribilmente sconvolta. “Lo zio effettivamente aveva un brutto carattere” – disse Lucia – “però con noi si è sempre comportato bene. Per questa notte dormiremo in un albergo in attesa di avere notizie sull’omicidio dello zio”.
Il giorno seguente la famiglia Hernandez si alzò presto e andò al castello: non riuscivano a credere alla morte dello zio. I ragazzi chiesero all’investigatore se potessero visitare le stanze del castello alla ricerca di indizi per scoprire il colpevole. I tre fratelli iniziarono a girare l’immenso castello: le stanze erano in ordine. Lucia disse ai fratelli: “La signora Mary è proprio brava a tenere tutto il castello in ordine e pulito”. Ad un tratto i due ragazzi più grandi si accorsero che il piccolo Andreas era sparito. Poco dopo il bambino tornò con un bottone giallo nella mano. Subito i ragazzi notarono che il bottone era uguale a quelli della camicia indossata dallo zio.
Un po’ spaventati, tutti e tre i fratelli corsero dall’investigatore e gli dissero: “Andreas ha trovato questo bottone nella camera della signora Mary, la governante; secondo noi assomiglia ai bottoni della camicia dello zio”. L’investigatore pensò qualche minuto, controllò il bottone e disse: “Effettivamente è proprio un bottone della camicia del signor Ernesto”.
Peter Perez radunò tutti nella sala da pranzo, attese qualche minuto e poi urlò: “Signora Mary, lei è la colpevole, ha ucciso Ernesto perché non voleva sposarla, Ernesto aveva capito che lei era interessata solo ai suoi soldi”. Grazie ad Andreas che aveva trovato il bottone nella sua camera, il caso di omicidio fu risolto e Mary, ormai rassegnata, confessò.
La famiglia Hernandez passò così una settimana in un castello magnifico che era diventato loro.
Lorenzo Arbore 2^A