Pensieri e riflessioni dopo un anno di pandemia (Classe 2^A, prof. Bramati) [parte 1]

A distanza di un anno dall’inizio della pandemia, i ragazzi e le ragazze di 2^A hanno espresso i propri pensieri e le proprie riflessioni in merito alla situazione che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. Alcuni hanno immaginato di scrivere una pagina di diario, qualcuno di scrivere una lettera a sé stesso adulto; infine, qualcuno ha scritto ai posteri.

Ecco alcuni dei pensieri più significativi, lasciati anonimi per scelta degli autori.

Buona lettura.


Quest’ultimo anno è stato e continua ad essere un periodo davvero difficile e, per molti versi, è talmente assurdo da sembrare irreale.

Lo scorso febbraio, quando tutto è cominciato, durante i primi giorni, ero convinto che questa situazione non potesse durare per molto tempo: pensavo che tutto sarebbe ritornato alla normalità in pochi giorni e, ad essere sincero, quando ho saputo che saremmo stati a casa per un po’ di tempo non l’ho presa proprio male, anzi! Dopo le prime settimane, però, quando mi sono accorto che quella che stavamo vivendo era davvero una situazione grave, ho iniziato ad avere qualche paura per me e per la mia famiglia.

Quello che fino a qualche settimana fa era normale, è diventato in poco tempo una realtà lontana: la mia normalità si era stravolta nel giro di pochissimi giorni: fino ad allora ero abituato a vedere i miei nonni, i miei amici, ero abituato a non avere paura della vicinanza dell’altro invece, da quel momento in poi, niente era più come prima.

Non avrei mai pensato di dover nascondere la mia faccia dietro ad una mascherina e non avrei mai pensato di non poter vedere per molto tempo il sorriso sul viso dei miei nonni, dei miei amici e della gente. La mia quotidianità si è stravolta in un batter d’occhio. La scuola mi mancava, non potevo più uscire di casa: non potevo andare a scuola con i miei amici, tutto doveva essere vissuto a distanza o attraverso un computer: interrogazioni, spiegazioni, saluti, spesa, tutto era a distanza.

Anche l’estate che ho vissuto lo scorso anno è stata assurda: non mi era mai successo di dover stare a casa senza andare a fare qualche viaggio, i miei genitori non hanno voluto andare da nessuna parte: abbiamo solo organizzato delle gite di un giorno con alcuni dei nostri amici, sempre all’aria aperta, sempre indossando le mascherine, sempre a distanza.

A settembre, quando la scuola è ricominciata, ero contento: finalmente un po’ di normalità, anche se non era proprio la normalità a cui ero abituato prima di vivere questo incubo, ma almeno non ero costretto a dover stare sempre davanti al pc, fingendo di essere in classe con i compagni e con gli insegnanti. Finalmente potevo vivere di nuovo una normalità, anche se strana, ma almeno mi sentivo meno isolato. Purtroppo, però, anch’io, con la mia famiglia, mi sono ritrovato a vivere l’esperienza del Covid: sono risultato positivo a questo virus. È stata un’esperienza strana: mi è sembrato davvero assurdo essere in una situazione che avevo visto al telegiornale. Sapevo che ci si poteva ammalare, ma non avrei mai pensato di essere io a trovarmi in quella situazione (anche se, per fortuna, non sono stato male). Ho vissuto anche in casa quell’isolamento che ero abituato a vivere fuori con gli altri: mascherine e distanziamento anche con i miei genitori e mia sorella, la paura che potesse accaderci qualcosa di brutto… una situazione davvero assurda! E poi, proprio durante la settimana in cui ero a casa per la positività al tampone, è iniziata ancora la DAD.

Questo anno non so se mi ha cambiato, ma sicuramente mi ha fatto vivere meno spensierato di come avrei vissuto se non ci fosse stata questa situazione terribile; mi ha reso molto attento e diffidente verso gli altri e mi ha fatto capire quanto non dobbiamo dare per scontato la nostra “normale quotidianità”, ma mi ha anche fatto che ci abituiamo davvero a tutto, anche a situazioni così difficili. Mi ha fatto capire, inoltre, che siamo tutti legati tra di noi e che il comportamento di una persona può causare problemi agli altri o può proteggerli. Io, ad esempio, mi sento responsabile verso i miei nonni e, anche se avrei una voglia incredibile di abbracciarli, cerco di non farlo, ma con molta fatica. Spero che tutto possa ritornare come era prima.

M.


Caro diario,

Oggi è uno dei “cari” giorni di lock-down: proprio così, siamo in zona rossa. È uno dei tanti lock-down imposti in Lombardia a causa del SARS-Cov-2 (comunemente chiamato coronavirus).

Ormai è passato quasi un anno dal primo lock-down, quando tutta l’Italia era rimasta chiusa in casa per ben 3 mesi. Da quando siamo tornati a scuola, la Lombardia continua a passare da zona rossa a zona arancione, e così ogni tanto riprende la DAD (didattica a distanza), che consiste nel non andare più a scuola, ma nello svolgere le videolezioni, o live, come preferisci chiamarle, da casa. A me non piacciono perché è triste vedere i compagni attraverso uno schermo e non poterci parlare e anche perché restare davanti a un PC per sei ore non è di certo salutare; tuttavia io non posso farci niente: bisogna pur continuare a fare lezione, anche se è molto scomodo per tutti. L’unica ragione piacevole della DAD è che si può giocare ad alcuni quiz: Kahoot è il mio preferito, è davvero divertente, mentre in classe non si potevano svolgere.

L è che non si può uscire eccetto che nel proprio giardino. Lì si può giocare come si vuole, però se ci sono altre persone bisogna per forza tenere la mascherina e stare a distanza.

Poi mi mancano tantissimo le feste con mia nonna, i miei cugini e gli zii. Ora che ci penso… tra due settimane è Pasqua!!! Mi viene nostalgia solo a pensare che dovrò festeggiare a casa senza i parenti, come l’anno scorso, quando ci siamo visti solo in videochiamata.

Dopo questa pandemia tutti sono cambiati: io, ad esempio, mi sono talmente abituato a indossare la mascherina che probabilmente, quando finirà il Covid, prenderò la mascherina per abitudine anche se si potrà non indossarla.

Ogni giorno è un po’ come un clone modificato degli altri giorni: di mattina mi sveglio e faccio la colazione, poi ascolto le lezioni in live e dopo pranzo esco in giardino a giocare con le mie sorelle o da solo con la palla. Poi i compiti, gioco con i Lego e leggo Topolino o qualche altro libro; di sera di solito guardo la TV con la mia famiglia.

Ho scoperto che tra 3 giorni (27/03/2021) ci sarà la festa “Earth Hour”: ora della terra, un evento globale che inizia alle 20:30 e finisce alle 21:30. Lo seguirò sicuramente! Però il lock-down mi ha insegnato a essere più attivo, a tenere da parte del tempo per provare nuovi hobby: ad esempio sto realizzando un sito web con HTML e JS ( ), inoltre la mia mamma mi ha comprato dei semi di basilico che sono pronti per essere piantati!

Con affetto , L.


Ciao, sono M. e ho 20 anni.

La mia vita è stata profondamente segnata all’età di 12 anni.

Era il febbraio dell’anno 2020, quando è arrivato in Italia e in tutto il mondo un virus molto contagioso, chiamato COVID-19 o coronavirus. Il COVID-19 è un virus che intacca i polmoni e, nei casi peggiori, crea gravi problemi di respirazione con effetti collaterali molto dannosi. Sono state prese molte precauzioni per cercare di fermare la diffusione di questo virus, fra cui l’utilizzo di mascherine per uscire di casa, lavarsi continuamente le mani con detergenti a base di amuchina e mantenere una distanza di sicurezza fra persone. Ebbene  sì… non si poteva più dare un abbraccio ad un amico!

Il governo italiano decise di chiudere le scuole, così siamo stati obbligati a comunicare tra noi tramite un dispositivo elettronico. Non c’era più contatto con nessuno, solo con la nostra famiglia. È stato molto faticoso affrontare una situazione del genere alla mia giovane età. Ero abituata ad andare a scuola, a danza, e nel fine settimana vedevo gli amici, ma soprattutto avevo la libertà di uscire quando ne avevo voglia. Tutto questo è venuto a mancare così, all’improvviso, ed è stato molto complicato.

Uno degli aspetti che mi ha veramente ferito è che questo virus ha causato molte vittime di tutte le età, ma soprattutto le persone più anziane sono state quelle maggiormente intaccate e che ci hanno rimesso la loro vita.

Mi ricordo ancora che, in quel periodo, quando guardavamo film o video, mi sembrava molto strano vedere i personaggi senza mascherina …come se indossarla fosse la normalità o scontata, ma non lo era! La pandemia era una non tanto facile da capire alla mia giovane età. Con tutto quello che stava accadendo mi sembrava di vivere in un film di fantascienza e noi ne eravamo prigionieri.

Fra tutti gli aspetti negativi, tuttavia, una cosa positiva che posso ricordare di questo periodo è che abbiamo trascorso molto più tempo insieme alla nostra famiglia. Prima della pandemia magari preferivamo stare da soli nella nostra stanza a guardare Netflix, giocare alla play, perché tanto sapevamo che a scuola ci aspettavano i nostri amici, quindi riuscivamo volentieri a ritagliarci qualche ora da dedicare a noi stessi, ma durante la pandemia non è stato così. Non ci siamo mai accorti che i genitori ci sono sempre e, con il COVID, il tempo è raddoppiato. Abbiamo riscoperto delle attività che prima non potevamo fare per mancanza di tempo, dedicandoci così alla cucina, alla pittura e ci siamo sbizzarriti con la creatività.

Nonostante tutto, ho sempre avuto un atteggiamento positivo unito alla speranza che, dopo la tempesta, sarebbe arrivato uno splendido arcobaleno, come quello che molti ragazzi avevano raffigurato in quel periodo accompagnato dalla scritta # ANDRÀ TUTTO BENE#

M.


Caro diario,

oggi ho deciso di scriverti per raccontarti quello che sta succedendo da più di un anno.

La mia vita è completamente cambiata da domenica 23 febbraio 2020. Inizialmente la televisione diceva che la scuola sarebbe stata chiusa per due settimane, ma poi non fu così; questo fu l’inizio di una vita totalmente diversa per me, e per le altre persone.

Dalla Cina si era diffuso un virus, molto pericoloso, chiamato Corona virus; questo virus ci costringeva a stare in casa isolati e bisognava uscire solo per necessità; abbiamo iniziato ad usare la mascherina, a lavarci le mani frequentemente e, soprattutto, non potevamo più abbracciarci e stringerci la mano; purtroppo, ancora oggi, la nostra vita è così.

Della mia vecchia vita mi mancano tanti aspetti; in particolare uscire liberamente per andare a scuola o fare sport, andare alle feste di compleanno delle mie amiche, e festeggiare con tutti i miei amici e parenti le  .

È difficile descrivere quello che provo, perché mi attraversano pensieri contrastanti: da un lato, a casa, mi ha dato la possibilità di avere più tempo per conoscere me stessa e i miei familiari. Infatti mi ritengo fortunata ad avere una famiglia numerosa con due fratelli; ho riscoperto il piacere di giocare a vecchi giochi in scatola, di cucinare e di aiutarci tra di noi.

Dall’altro lato, mi sembra che il tempo si sia congelato, come se la vita fosse in pausa, in attesa che possa ripartire come in un film. Ho la sensazione che la mia esperienza alle scuole medie si stia concludendo senza quasi essere stata vissuta. I miei fratelli mi hanno raccontato di aver   partecipato a feste scolastiche, gite in città d’arte, in musei, in teatri, incontri con esperti, manifestazioni sportive e tanto altro. Io ho vissuto solo in parte tutto questo, e credo di aver perso molto.

Sono nel mezzo della mia esperienza scolastica e mi sento di non aver vissuto a pieno la prima metà.

Questa pandemia ha portato a tanti cambiamenti; sicuramente la tecnologia ci ha aiutato molto a non perdere i contatti con gli altri e ci ha permesso di fare scuola, anche se in modo diverso.

Spero che questa pandemia possa finire presto, grazie ai vaccini che gli scienziati hanno realizzato per tutti noi.

Un giorno vorrei poterti scrivere che tutto questo è stato solo un orribile periodo e che è finito per sempre.

 

Con affetto, M.


Pensieri e riflessioni dopo un anno di pandemia (Classe 2^A, prof. Bramati) [parte 1]