Pensieri e riflessioni dopo un anno di pandemia (Classe 2^A, prof. Bramati). [Parte 2]

Caro diario,

oggi ho deciso di scriverti per raccontarti quello che sta succedendo da più di un anno.

La mia vita è completamente cambiata da domenica 23 febbraio 2020. Inizialmente la televisione diceva che la scuola sarebbe stata chiusa per due settimane, ma poi non fu così; questo fu l’inizio di una vita totalmente diversa per me, e per le altre persone.

Dalla Cina si era diffuso un virus, molto pericoloso, chiamato Corona virus; questo virus ci costringeva a stare in casa isolati e bisognava uscire solo per necessità; abbiamo iniziato ad usare la mascherina, a lavarci le mani frequentemente e, soprattutto, non potevamo più abbracciarci e stringerci la mano; purtroppo, ancora oggi, la nostra vita è così.

Della mia vecchia vita mi mancano tanti aspetti; in particolare uscire liberamente per andare a scuola o fare sport, andare alle feste di compleanno delle mie amiche, e festeggiare con tutti i miei amici e parenti le  .

È difficile descrivere quello che provo, perché mi attraversano pensieri contrastanti: da un lato, a casa, mi ha dato la possibilità di avere più tempo per conoscere me stessa e i miei familiari. Infatti mi ritengo fortunata ad avere una famiglia numerosa con due fratelli; ho riscoperto il piacere di giocare a vecchi giochi in scatola, di cucinare e di aiutarci tra di noi.

Dall’altro lato, mi sembra che il tempo si sia congelato, come se la vita fosse in pausa, in attesa che possa ripartire come in un film. Ho la sensazione che la mia esperienza alle scuole medie si stia concludendo senza quasi essere stata vissuta. I miei fratelli mi hanno raccontato di aver   partecipato a feste scolastiche, gite in città d’arte, in musei, in teatri, incontri con esperti, manifestazioni sportive e tanto altro. Io ho vissuto solo in parte tutto questo, e credo di aver perso molto.

Sono nel mezzo della mia esperienza scolastica e mi sento di non aver vissuto a pieno la prima metà.

Questa pandemia ha portato a tanti cambiamenti; sicuramente la tecnologia ci ha aiutato molto a non perdere i contatti con gli altri e ci ha permesso di fare scuola, anche se in modo diverso.

Spero che questa pandemia possa finire presto, grazie ai vaccini che gli scienziati hanno realizzato per tutti noi.

Un giorno vorrei poterti scrivere che tutto questo è stato solo un orribile periodo e che è finito per sempre.

 

Con affetto, M.


Ciao, gente del futuro. Come va?

Qui non molto bene. Un terribile virus da più di un anno ha il controllo sull’intero pianeta. Il mondo è cambiato e le nostre vite insieme a lui.

Ma facciamo un passo indietro: partì tutto nel 2020, ma non si sa come. Alcuni pensano che il virus sia nato in un laboratorio in Cina, altri invece sono convinti che la sua origine sia animale. L’unica cosa sicura è che non ci saremmo mai aspettati tutto questo. All’inizio dell’anno giravano voci che dicevano che questo virus stava devastando la Cina, ma ci sembrava tutto così lontano, nessuno avrebbe mai immaginato che il Covid sarebbe potuto arrivare fin qui, in Italia.

E invece siamo stati fregati: è arrivato silenziosamente e ha attaccato alle spalle. Non eravamo pronti, ma lui non ha esitato a dichiarare guerra. Una guerra senza armi e senza spari: una guerra contro un nemico invisibile.

Non avrei mai pensato di dover essere spaventata da un essere che nemmeno riusciamo a vedere; eppure, anche se microscopico, ha sconvolto le nostre vite.

Ormai non siamo più noi a decidere quando stare a casa e la mascherina è diventata un vero e proprio capo d’abbigliamento: la normalità adesso è questa. In questo periodo niente è certo, il domani è solo un’ipotesi.

Questo momento lo sto vivendo come lo stanno vivendo gli altri; dall’anno scorso preferisco pensare a come sarà il futuro perché il presente non è dei migliori.

Se ci si pensa bene, il Covid ci ha fatto riscoprire i veri valori della vita e ci ha fatto fare ciò che prima ritenevamo irrealizzabile.

Durante questo periodo ho riscoperto molti aspetti che prima consideravo scontati. Prima andare a scuola e poter vedere i propri amici era certo, era la quotidianità e spesso abbiamo sottovalutato il valore dell’amicizia.

Avere un amico non è scontato, specialmente quando quell’amico è un amico vero. Dopo molto tempo che conosco i miei amici mi sono finalmente resa conto che si possono definire tali e anche che, se solo uno di noi non ci fosse, al puzzle della classe mancherebbe un pezzo.

Sottovalutiamo spesso gli altri, ma soprattutto sottovalutiamo noi stessi. Perché non ci dovremmo sentire all’altezza? Perché ci dovremmo sentire diversi?  La risposta è che l’altezza è solamente una prospettiva, la diversità è un punto di vista e la normalità non esiste.

Non ho riscoperto solo il valore dell’amicizia, ma anche quello della famiglia.

Il Covid ci ha avvicinati, ci ha fatto stare insieme molto più di prima e, anche se i nonni non li vedo mai, siamo stati lontani ma vicini allo stesso tempo.

Mi mancano molte cose però: poter andare ad allenarmi, poter andare a suonare il pianoforte, uscire con gli amici e molte altre… ma in questo periodo ho capito che non devo guardare a quello che mi manca, ma a quello che ho.

Questo momento è difficile per tutti, ma bisogna imparare a superare anche le salite nella vita, perché l’arcobaleno lo si vede solo dopo la pioggia.

Non so se qualcuno leggerà mai tutto questo, ma se così fosse… un saluto dal passato!

R.


Caro E. del futuro,

chissà chi sei diventato: un papà, un nonno, ma soprattutto se sei riuscito a raggiungere i tuoi sogni e a diventare un giocatore di NBA?

Ti scrivo dai tempi del Covid: tempi bruttissimi!

Dobbiamo sempre indossare la mascherina, rispettare le distanze di sicurezza, lavarci almeno 100 volte al giorno le mani e, nonostante ciò, le persone si ammalano!

Molti si ritrovano disoccupati e non hanno abbastanza soldi per sfamare la propria famiglia.

Anche noi giovani abbiamo tanti problemi che alla nostra età sembrano grandi; non vediamo più i nostri amici e questo mi rattrista molto.

Solo raramente riesco a vedere il mio migliore amico, ma sempre rispettando le regole di sicurezza.

Recentemente suo padre è diventato positivo e io mi sono preoccupato molto per lui: ho cercato di stargli vicino sentendolo spesso al telefono e nei giochi online.

Per me è stato un periodo  perché mi sono sentito molto solo.

Non ci sono più gli allenamenti sportivi e quindi neanche i miei di basket…  sono anche un  ingrassato!

Da un anno alterniamo la didattica a distanza a quella in presenza: la scuola continua ad aprire e a chiudere.

Adesso è uno di quei periodi in cui siamo a distanza: sono chiuso in casa a parlare con un computer e questo mi fa sentire un idiota. Vorrei stare in classe con i miei compagni e professori.

Purtroppo ho capito che in questo momento non posso decidere della mia vita e fare quello che vorrei, ma devo obbedire alle regole che ci impone il governo.

Voglio però continuare a sperare che un giorno usciremo da questa tremenda situazione, anche se non so bene quando.

Non voglio abituarmi a questa vita. 😊

E.


Cara C. del futuro,

quando leggerai questa lettera tornerai indietro nel tempo e ti ricorderai il brutto periodo passato durante la pandemia di Coronavirus.

Adesso ti voglio ricordare com’è iniziato tutto.

Ero in un ristorante a Montevecchia insieme alla mia famiglia e alla mia migliore amica Rebecca. Ad un certo punto i nostri genitori ci dissero che probabilmente non saremmo andate a scuola per quella settimana. Non appena ebbi sentito questa notizia fui entusiasta, ma subito questo entusiasmo sparì perché capii che era una cosa seria e che, se avevano deciso di chiudere le scuole, doveva esserci un motivo grave. Nei giorni successivi iniziai ad avere molta paura del Covid perché i contagi ogni giorno aumentavano, come anche i morti.

Il primo focolaio, tra l’altro, fu a Codogno, un paesino nel lodigiano non troppo lontano da noi, dove abitava mia zia, che si trovava ricoverata in un hospice per una malattia … la mia mamma e i miei nonni erano stati a trovarla solo poche settimane prima. Di questa pandemia non si sapeva niente e per questo la si temeva.

Ecco, ora ti sarà venuto in mente tutto, ma andiamo avanti con la storia.

Passò qualche settimana e a scuola non si tornava, io nel frattempo avevo messo il gesso al polso perché me lo ero rotta quando stavo scendendo da una pista con lo snowboard a Cavalese, dove eravamo andati a trascorrere le vacanze di Carnevale. Dopo un mese circa ci fu il primo lockdown, il famoso lockdown che durò circa quattro mesi e nel quale diventai più matura perché capii l’importanza di andare a scuola. Tutti dicono che odiano la scuola, che non vogliono andarci, ma in realtà tutti la amano. Io ho scoperto perché molti ragazzi e ragazze hanno combattuto per questo diritto e ho capito anche perché è considerata un diritto.

La scuola è importante sia per l’istruzione, sia per socializzare con gli altri.

Da febbraio 2020 fino a data ancora da destinarsi la mia vita è cambiata radicalmente; in questo periodo non ci siamo potuti abbracciare, abbiamo dovuto tenere un metro di distanza, abbiamo dovuto indossare la mascherina, non abbiamo potuto viaggiare, andare negli stadi, al cinema, al teatro; non si può andare in piscina e quindi non posso praticare nuoto sincronizzato (il mio sport preferito), ecc.… in poche parole il Covid ci ha privato della libertà, del piacere, della vita!

I ragazzi e i bambini sono le categorie che soffrono più di tutti; se pensiamo a un bambino di sei anni che, improvvisamente, non può andare al parco a giocare con gli amici, deve tenere la mascherina, non può andare a casa di amici o semplicemente abbracciare i propri nonni e parenti…

Io sono stata abituata a viaggiare molto, ma con il Covid è vietato, tranne quando si è in zona gialla, ma in ogni caso non si può andare all’estero, se non per motivi di lavoro e dopo essersi sottoposti a tampone.

Durante questo periodo si vive aspettando il venerdì, quando i portavoce del governo comunicano i colori di ciascuna regione o provincia. C’è la regione di colore bianco nella quale c’è libertà: si può uscire a mangiare la sera; in Lombardia i ristoranti la sera sono chiusi da un anno, le piscine sono aperte come anche gli altri centri sportivi, ecc.… ci sono anche le regioni con il colore giallo, arancione, arancione rinforzato e rosso.

Io so che prima o poi il Covid sarà sconfitto e che tutto questo finirà, ma il problema è che si ipotizzano date, si dice che quando tutti saremo vaccinati il virus scomparirà, ma nessuno ha la certezza che si ritornerà come prima. Ci sono persone che dicono che tra un anno si ricomincerà a fare tutto come prima; ci sono altre persone che dicono che il Covid ha lasciato un segno e di sicuro si starà attenti agli assembramenti e, appena si avrà un raffreddore, ci si metterà la mascherina. Io però credo che con il tempo si sistemerà tutto, il problema è che nessuno sa quando.

Molte persone paragonano il Covid alla guerra oppure alla peste, ma io non sono d’accordo perché durante la guerra c’era la costante paura che ti cadesse una bomba addosso, ti potevano sparare, portare nei campi di concentramento, ecc.… La peste, invece, era molto più contagiosa e letale del Covid: se ti colpiva era abbastanza certo che saresti morto…

Il Covid per fortuna non è mortale per tutti: ci sono delle persone che muoiono, ma quasi sempre sono persone con altre malattie a cui il Covid dà il colpo di grazia. Il Covid è curabile e quindi paragonarlo alla guerra o alla peste non ha alcun senso, tuttavia sta diventando un grosso problema sociale.

C., ora ti ho ricordato come ti sei sentita e cosa hai pensato riguardo al Covid. Ora però è arrivato il momento di ricordarti della Dad.

In molte occasioni sono stata in Dad: la prima volta fu durante il primo lockdown, io non avevo mai provato a fare le videolezioni come anche i miei compagni e i professori, ma insieme abbiamo dovuto impegnarci per riuscire a continuare il percorso scolastico che stavamo facendo.

La prima volta fu un po’ difficile ma, nonostante ciò, la scuola continuò o, meglio, la Dad continuò.

Passato il primo lockdown, speravo di non risentire mai più la parola Dad, ma purtroppo il mio desiderio non si realizzò, perché a ottobre 2021 stetti in Dad tre settimane, a gennaio altre due settimane perché io e la mia famiglia avevamo avuto un contatto con una persona positiva e infine da febbraio fino a… Questa lettera te lo sto scrivendo a marzo quindi non so quante volte mi ricapiterà di stare in Dad.

Voglio anche ricordarti come ti sentissi a stare in Dad.

Quando i professori mi chiesero cosa fosse per me la Dad io risposi che era come una cella perché eri sola, senza amici, non parlavi con nessuno (tranne la tua famiglia).

Questa risposta è la descrizione esatta della Dad perché in effetti è una gabbia, tu sei da solo nella tua camera con davanti solamente un computer nel quale vedi i tuoi compagni.

Con i tuoi compagni puoi comunicare e parlare solo attraverso uno schermo.

Mi manca molto la libertà, mi manca la vita di prima!

C., questa lettera è finita, spero che tu ti sia ricordata questo periodo…pensa a questa frase: “Non è stato facile, ma ce l’ho fatta!”

C.


Pensieri e riflessioni dopo un anno di pandemia (Classe 2^A, prof. Bramati). [Parte 2]