Una lettera a… Bartolomé de las Casas

Bartolomé de las Casas fu un vescovo cattolico spagnolo, vissuto nel XVI secolo, che portò avanti la propria battaglia per i diritti dei nativi americani.

Rachele Miglioli, di 2^A, ha immaginato di scrivergli una lettera…

Vimercate, 27 Dicembre 2020

Gentile Bartolomé de Las Casas,

le scrivo questa lettera per parlarle di ciò che è accaduto nel Seicento.

Certo, io non c’ero, ma con i miei compagni sto studiando la tratta degli schiavi. Penso che questo sia l’argomento più scandaloso che io abbia mai affrontato in tutto il mio percorso scolastico.

Ma andiamo al punto: i prodotti delle colonie americane erano molto richiesti in Europa ma, per produrne a sufficienza, era necessario avere a disposizione molta manodopera. A trovare la soluzione furono i Portoghesi: nacque così un vero e proprio commercio di uomini. Questo commercio è chiamato “commercio triangolare” e adesso le spiego il perché: le navi negriere partivano dai porti europei cariche di prodotti scadenti, quali tessuti, liquori, armi e perline. Una volta arrivati nel Golfo di Guinea, questi prodotti venivano barattati con uomini neri che sarebbero poi stati portati con delle navi in America. Il viaggio durava circa due mesi e molti di loro morivano durante il tragitto. Una volta arrivati in America, venivano venduti e ridotti in schiavitù nelle piantagioni. Con i profitti ricavati, i mercanti di schiavi compravano i prodotti coloniali e tutti questi bene venivano trasportati in Europa con le stesse navi, per poi essere venduti.

Questa situazione durò fino al XIX secolo e gli storici hanno stimato che, in quasi quattrocento anni, i mercanti di schiavi (detti negrieri) hanno trasferito circa dodici milioni di uomini dall’Africa.

Questo commercio arricchì l’Europa e l’America, ma per l’Africa fu una vera catastrofe, una delle cause del suo attuale sottosviluppo.

Per fortuna, nel 1948, con la Dichiarazione universale dei Diritti Umani, la schiavitù fu vietata, anche se oggi, nel 2021, ci sono ancora situazioni in cui le condizioni di vita di alcuni uomini sono simili alla schiavitù.

Sono certa, però, che se lei fosse stato ancora in vita nel Seicento, avrebbe sicuramente fatto qualcosa per questi uomini, come ha fatto per gli Amerindi.

Ha tutta la mia ammirazione.

 

Cordiali saluti,

Rachele Miglioli

Una lettera a… Bartolomé de las Casas