Ecco a voi alcuni dei racconti, pensieri, riflessioni e consigli dei ragazzi e delle ragazze della 3A!
La settimana scorsa io ed i miei compagni di classe siamo andati in gita a Trieste per tre giorni: ero davvero emozionata, perché è stata la prima volta in cui sono rimasta così lontana dai miei genitori.
Il primo giorno è stato fantastico: abbiamo visitato alcuni posti importanti del centro di Trieste, che sinceramente non hanno molto attirato la mia attenzione, ma la mia parte preferita della giornata è stata la fine, proprio perché era il momento in cui ci avrebbero detto con chi saremmo stati in stanza a dormire.
Per mia fortuna mi hanno messo in stanza con Oriana, la mia migliore amica! Il secondo giorno per me è stato davvero interessante, ma allo stesso tempo triste, infatti io e Oriana abbiamo nominato quel giorno come “Giornata della morte”, perché siamo andati a visitare una ex Risiera che poi fu utilizzata come campo di concentramento nel periodo fascista. All’entrata della Risiera la guida ci ha spiegato che dovevamo avere un comportamento adeguato proprio perché lì sono morte una infinità di persone. Quando eravamo già dentro, la guida ha cominciato a parlarci della struttura della risiera e poi cominciamo a entrare in varie “stanze”, tra cui la cella della morte – e lo dice già il nome-, era il luogo in cui mettevano gli ebrei, oppositori politici e testimoni di Geova. Poi c’è la stanza delle crocifissioni dove si stipavano i deportati e rimanevano lì per una notte, per ore o perfino un mese. Sempre dentro alla Risiera hanno realizzato un mini museo dove c’erano oggetti di persone che sono decedute lì e c’erano anche testimonianze di sopravvissuti. Questa esperienza è stata la più toccante per me, mi ha suscitato parecchie emozioni e mi ha fatto pensare molto a questa situazione accaduta anni fa.
Nicole
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L’ultimo giorno della gita a Trieste siamo andati alla Grotta Gigante, ci siamo svegliati alle 6:45 del mattino, ci siamo vestiti e lavati i denti per poi scendere a fare un’abbondante colazione. Finito di mangiare ci siamo diretti verso l’autobus, con partenza alle 8 poiché il viaggio sarebbe durato 50 minuti. La Grotta Gigante è una delle meraviglie naturali più impressionanti nei pressi di Trieste. Si trova a pochi chilometri dalla città, nel comune di Sgonico, ed è famosa per essere una delle grotte turistiche più grandi al mondo. Si può immaginare di entrare in un’enorme cavità sotterranea, con stalattiti e stalagmiti gigantesche che sembrano quasi prese da un altro mondo. La grotta ha una sala principale che è davvero enorme: alta più di 100 metri e larga circa 150. È come un enorme palazzo naturale, dove puoi camminare tra le formazioni di roccia che si sono create in milioni di anni. Ogni angolo sembra una scena di un film fantasy, con le stalattiti che cadono dal soffitto e le stalagmiti che si alzano dal pavimento. Siamo stati dentro circa un’ora, facendo circa 500 scalini per uscire; all’esterno vendevano dei souvenir e io ho comprato una boccetta contenente oro e tre rocce minerali di diversi colori. La visita mi è piaciuta molto perché ho trovato la grotta molto interessante a livello naturalistico e in più ero in compagnia dei miei amici, cosa che ha aumentato la bellezza di ciò che ho visto. Ho consigliato la visita alle persone che conosco e ho raccontato ai miei genitori la bellezza di questo luogo, che è la cosa che mi è piaciuta di più di questa gita.
Leonida
La gita a Trieste mi è piaciuta molto, ma in particolare mi hanno colpito le Foibe.
Quando siamo entrati, io e gli altri alunni abbiamo visto un video sulle Foibe in cui era presentato l’ argomento, e quando siamo usciti all’ aperto ho subito notato un grafico che mostrava tutti i morti nelle Foibe.
Quando ho capito quanta sofferenza dovevano sopportare mi è venuta la pelle d’oca solo a pensarci.
È un argomento molto macabro ma purtroppo sono cose che succedevano.
Quando ho capito quanti decessi avvenivano lì dentro mi è venuta la pelle d’oca solo a pensarci, sono riuscito a immedesimarsi anche solo un minimo nella situazione a cui andavano incontro migliaia di uomini.
A volte penso a quanto la vita sia ingiusta certe volte, solo a pensare di stare dentro a una fossa per ore, giorni, mesi mi fa venire tantissima paura.
Mi sono piaciute più di tutte le visite le Foibe, perché in questa vicenda sono riuscito veramente a immedesimarmi.
Nicolas
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Il 17 marzo 2025 con le classi terze della mia scuola siamo partiti per Trieste, un’esperienza di tre giorni in cui abbiamo visitato vari monumenti storici con diverse guide simpatiche e un autista che con l’autobus ci trasportava da un paese all’altro. Il primo giorno abbiamo visitato il centro di Trieste con monumenti sacri in giro per la città che rappresentavano la capitale del Friuli, abbiamo notato i vari stili di case: ognuna era di forma diversa. Il secondo giorno invece siamo andati al castello di Miramare: molto interessante e con una vista sul mare pazzesca! Nel pomeriggio abbiamo visitato il campo di concentramento a Trieste, la Risiera di San Sabba, e le foibe di Basovizza: entrambi sono luoghi di morte in cui prigionieri e partigiani erano lasciati morire in buche molto profonde. Infine il terzo giorno abbiamo visto la Grotta Gigante che ospita guglie affilate e stalagmiti e dopo la pausa pranzo la guida ci ha portati al Sacrario di Redipuglia, composta da piani di pietra e scalini dove ci sono tutte le bare dei defunti italiani morti durante la prima guerra mondiale.
Questo piccolo viaggio mi ha fatto riflettere molto su un aspetto, ovvero l’epoca in cui viviamo noi in Italia è totalmente diversa dagli anni della prima e seconda guerra mondiale. I prigionieri e gli ebrei facevano molta fatica a sopravvivere nelle condizioni in cui stavano perché venivano torturati nelle foibe e anche nel campo di concentramento a Trieste nel forno crematorio.
Un posto che mi ha colpito molto è il castello di Miramare, soprattutto per la sua bellezza estetica sia all’interno che all’esterno e per tutto quello che lo circondava; dentro era pieno di stanze lussuose ed erano tutte ricoperte in legno di mogano ma che tratteneva il caldo che arrivava dal seminterrato dove c’erano le cucine nelle stanze perché non c’erano le caldaie . Dentro ci vivevano Massimiliano D’Asburgo e Carlotta del Belgio. Il castello di Miramare è un luogo che consiglio a tutti di visitare, è un’esperienza che ti arricchisce l’anima e ti lascia un ricordo indelebile.
Andrea
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Lunedì 17 Marzo, siamo andati, per tre giorni, in gita a Trieste.
Abbiamo alloggiato presso l’hotel Helvetia a Grado, per questo motivo per arrivare a visitare i luoghi in programma, che erano principalmente a Trieste, prendevamo il pullman ogni mattina.
I posti visitati sono stati tanti e tutti molto belli ed interessanti ma, a parer mio, il luogo che mi è piaciuto e mi ha colpito maggiormente, soprattutto emotivamente è stato la Risiera di San Sabba.
La Risiera di San Sabba, è stato un campo di concentramento per gli oppositori politici, ma inizialmente il luogo, come dice il nome era una risiera, cioè una fabbrica nella quale si produceva il riso.
La struttura è formata da mattoni e, successivamente, è stato aggiunto un pezzo di muro, formato da cemento armato, allo scopo di far sentire il visitatore parte dell vissuto di questa storia
Su una facciata era presente il forno crematorio, che dopo lo sterminio è stato distrutto dai nazisti stessi.
Era collegato ad una ciminiera che è stata distrutta e quindi in seguito ricostruita.
Alla destra di questa struttura, è presente la stanza delle croci, chiamata così per la forma di alcuni pezzi di legno presenti all’interno della stessa.
Affianco alla stanza delle croci, è presente la stanza delle celle, nella quale venivano”ammassati” tutti gli oppositori politici.
In questa sala erano presenti diverse celle, le quali erano state ideate per due persone, invece in queste “stanze”, solitamente erano presenti cinque o addirittura sei persone.
Se si guardano attentamente i muri interni delle celle, si possono notare vari graffi, fatti dai prigionieri.
La nostra guida, inoltre, ci ha raccontato le testimonianze di alcuni detenuti che, ogni notte, sentivano due tipi diversi di rumore che venivano coperti da della musica ad alto volume:
il primo erano le urla delle persone che venivano uccise in un cortile, il secondo era quello del motore acceso di un furgone. Quello era il furgone “della morte” perché le persone venivano rinchiuse all’interno dove era presente del gas tossico che le uccideva. Non riuscivo a credere a quanta cattiveria potesse esistere nel cuore dell’uomo e a quanta sofferenza sia stata causata.
È stato un luogo che mi ha impressionato molto emotivamente, perché è stata la prima volta che visitavo un vero e proprio campo di concentramento. È stato molto toccante e triste, al tempo stesso, essere stato lì, dove prima di me fiumi di persone, milioni di persone, pensando di trovare la libertà hanno visto ed incontrato la morte, la loro, quella dei loro cari, soprattutto, dei loro bambini che non avrebbero mai più rivisto.
Tutte le strade, tutte le stanze e gli angoli,anche i più piccoli di questa “Risiera” avevano un sapore di vuoto e malinconia… il silenzio aveva un suono quello del nulla…. e sono riuscito ad immaginarmi come le persone vivevano all’interno di essa, sole, abbandonate, maltrattate senza più una vita ed una dignità. Quella dignità che tutti dovrebbero avere, fino all’ultimo giorno della propria esistenza. L’atmosfera di questo posto mi ha fatto immaginare e “vedere” come quella marea di persone sensibili piangevano di fronte a tale situazione, impotenti.
Insomma, visitare questo luogo storico mi ha fatto capire ancora di più che nulla è scontato nella vita e che questa va protetta, sotto qualsiasi aspetto perché “la vita è bella” e come tale va rispettata.
Alessandro
Vi siete chiesti il perchè durante la scorsa settimana la scuola fosse così quieta?
Beh… è perché noi delle classi terze siamo andati in gita a Trieste per tre giorni!!!
Si, lo so che per voi non è un evento così tanto entusiasmante, visto che ci siete già andati il primo anno.
Noi però, a differenza vostra, abbiamo dovuto aspettare ben tre lunghi anni la partenza per questa gita!
E, dopo aver ascoltato tutte le vostre magiche e bellissime storie di viaggio, adesso parliamo noi.
Durante il mio viaggio, uno dei luoghi che mi ha colpito di più è stata la Grotta del Gigante. La grotta è situata a qualche chilometro dal centro della città, ed il paesaggio circostante è interamente costituito da montagne. Quando siamo arrivati, sembrava quasi di entrare in un altro mondo, grazie alla mastodontica grandezza della grotta, con pareti di roccia piene di stalattiti e stalagmiti che ricordano delle sculture create dalla natura.
Subito dopo essere entrati, mi hanno colpito il silenzio e l’umidità che ci accerchiavano. L’interno era illuminato da parecchie luci, posizionate fra le enormi stalattiti e stalagmiti, che facevano brillare le strutture in roccia in un modo magico, evidenziandone la particolarità e le forme quasi fantastiche (mi hanno ricordato un gioco che facevamo da bambini, quando cercavamo, con la fantasia, di trovare delle nuvole che avessero delle forme bizzarre).
Le zone della Grotta che ho più apprezzato sono state quella iniziale e quella finale, che mi hanno fatto immaginare di star entrando e poi uscendo da un luogo mistico, in cui stalattiti e stalagmiti si incontravano per creare colonne e incroci giganti. È magnifico immaginare che questi capolavori siano stati creati dalla natura tramite l’acqua che, nei secoli, ha lentamente eroso la roccia, creando magnifici paesaggi.
La grotta è stata scoperta nel 1840; i primi esploratori credevano che fosse un luogo magico. Si è poi scoperto che si era formata milioni di anni fa tramite l’erosione del carso. Fu aperta al pubblico nel 1908 e, in seguito alla perdita delle Grotte di Postumia, che sono passate sotto il controllo della Jugoslavia nel 1947, ha ricevuto un forte impulso turistico nel secondo dopoguerra, aumentando la propria popolarità. La sua principale caratteristica è quella di essere la grotta contenente la sala naturale più grande al mondo: alta circa 114 metri, lunga 280 metri e larga 76 metri.
La cosa che mi ha impressionato di più è stata la consapevolezza di tutto il tempo che è servito per formare quelle spettacolari composizioni di roccia. Mi sono inoltre chiesto quante altre grotte simili ci siano nel mondo ancora da scoprire. Un’altra cosa su cui ho riflettuto è come la natura, con la sua misteriosa forza, abbia creato tutto questo senza alcun intervento umano!
Grazie per la vostra bellissima e graditissima attenzione, questo è tutto!
Passo la linea al prossimo racconto.
Arrivederci! Francesco
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Ho scelto questo luogo perché mi ha colpito la sua spettacolarità e maestosità. Per arrivare alle grotte, che abbiamo visitato l’ultimo giorno di gita, bisognava fare un’ ora di pullman ma, per la grotta in sè, ne è valsa sicuramente la pena. Appena entrati ci hanno subito dato degli avvertimenti come il non urlare o il non correre e poi siamo scesi con la guida da una lunga scala, 500 gradini a scendere e 500 a salire. Appena dentro lo spettacolo è stato affascinante, si potevano osservare stalagmiti e stalattiti di sfumature diverse. Scendere i gradini fu un’impresa perché si scivolava molto data la forte umidità e l’acqua che cadeva dal soffitto della grotta. Appena giù, ci ritrovammo in uno spiazzo quasi al centro della grotta da dove potevamo avere una visione dal basso di quel grande buco. Lì la guida ci spiegò la storia della grotta. Con la crescita della popolazione, le riserve d’acqua tradizionali non erano più sufficienti e trovare nuove fonti in superficie era difficile. A causa del carsismo, l’acqua veniva assorbita da una rete di pozzi e fratture nelle rocce. L’unica soluzione era cercare acqua nel sottosuolo e ciò ha portato all’esplorazione delle grotte, come la Grotta Gigante. Tuttavia, non trovando l’acqua, l’esplorazione non è stata completata. Durante gli scavi archeologici sono stati trovati reperti di diverse epoche, dal Neolitico all’epoca medievale. Nel 1840, l’ingegnere Anton Friedrich Lindner fu il primo a scendere nel profondo della grotta per cercare riserve d’acqua. Dopo averci spiegato la storia di questo meraviglioso luogo ci siamo diretti all’uscita percorrendo i rimanenti 500 gradini. Prima di uscire dalla porta era presente una vista panoramica della grotta mozzafiato, ma non abbiamo avuto molto tempo a disposizione per osservarla perché dovevamo andare a mangiare. Fuori dalla grotta decisi di comprare un minerale come souvenir che oggi è sulla scrivania di camera mia. La storia mi ha colpito molto perché mi sembra incredibile che sia stata scoperta una grotta così maestosa solo per casualità.
Tommaso
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Durante la nostra visita a Trieste, uno dei luoghi che mi ha più colpito è stato senza dubbio il Castello di Miramare. Mi sono potuta immergere in una fantastica atmosfera marina che mi ha fatto sentire nel bel mezzo di una nave sul mare adriatico. La storia del Castello di Miramare è legata alla figura dell’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Austria e di Carlotta del Belgio. Il castello fu costruito tra il 1856 e il 1860, per volere di Massimiliano, che ne fece una residenza privata. Il castello si distingue per la sua posizione panoramica e per i giardini che lo circondano, ricchi di piante esotiche e statue che sembrano raccontare storie antiche. Passeggiando lungo i sentieri, si ha la sensazione di trovarsi in un luogo immaginario, dove la natura si mescola con l’atmosfera di una nave in mezzo al mare. Le stanze del castello, arredate con mobili d’epoca e oggetti d’arte mi hanno fatta sentire bene, quasi come accolta e se fosse la mia nuova casa. Ciò che mi ha colpito particolarmente è stato l’ambiente in cui il castello è stato costruito e la sua posizione sul mare, con una vista mozzafiato .Passeggiando tra le stanze del castello, ho cercato di immaginare la vita di quei tempi. Mi ha impressionato pensare che la vita all’interno del castello non fosse solo di lusso e serenità, ma fatta anche di decisioni difficili e tragedie che hanno influenzato profondamente Carlotta e Massimiliano. Mi ha colpito l’idea che, dietro ogni oggetto e ogni stanza, ci fosse una storia personale che raccontava non solo la vita di un imperatore ma anche quella di una famiglia reale che ha avuto a che fare con eventi storici molto dolorosi e drammatici. Il Castello di Miramare secondo me non è solo un simbolo di bellezza e potere, ma anche un luogo che ci invita a riflettere che dietro la vita di una persona apparentemente felice si possono nascondere simili tragedie. In conclusione il castello di Miramare è un luogo magico che mi ha fatto imparare molte cose e che non avrei mai potuto immaginare. E anche se ora è un luogo turistico, sono riuscita a percepire la bellezza e la sua grandissima storia.
Caterina
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La mattina del 19 marzo i professori ci hanno svegliato presto la mattina e, poiché era l’ultimo giorno della gita, abbiamo sistemato tutte le valigie e messo in ordine tutti gli oggetti fuori posto nelle camere prima di chiuderle; siamo scesi, abbiamo fatto colazione e infine abbiamo caricato le valigie sul pullman.
Abbiamo preso posto sul pullman, è partito e dopo un lungo viaggio (circa tre quarti d’ora) siamo arrivati alla Grotta Gigante: ci hanno fatto attendere un po’ all’ingresso e nel frattempo ci davano spiegazioni su come sarebbe stata la grotta al suo interno e su come proteggerci dal freddo dato che dentro faceva molto freddo ed era molto umido. Dopo questa piccola attesa, tutti coperti da cappelli e guanti siamo entrati nella grotta: presentava una lunga rete di scale che portava dall’entrata, al centro della grotta, fino all’uscita; durante la visita la guida descriveva ciò che vedevamo intorno a noi, cioè erano prevalentemente rocce, stalagmiti e stalattiti rigorosamente umidi e bagnati, così come lo erano le scale su cui, per colpa dello strato bagnato, qualcuno stava per scivolare. La grotta era illuminata da piccoli fari posizionati sulle pareti della grotta che facilitavano la vista, infatti arrivati al centro si godeva di una vista spettacolare su tutte le zone della grotta; però, oltre alle stalattiti e alle stalagmiti, tutti fin dall’inizio avevamo notato al centro della grotta si trovavano due grossi pali bianchi che andavano dalla base fino in cima alla grotta; la guida ha spiegato, una volta arrivati in centro, che erano degli strumenti per monitorare i lievi movimenti della terra circostante.
Dopo aver percorso la parte più semplice della visita, cioè la discesa verso il centro, è iniziata la parte più complicata, cioè la salita verso l’uscita che è stata molto più faticosa, infatti salendo le scale attaccate alla parete ci siamo accorti che le scale man mano che salivamo diventavano sempre più ripide e da lì si poteva vedere interamente la superficie della grotta; dato che eravamo sulla parte più alta i nostri amici che soffrivano di vertigini ci hanno chiesto di restare sulla parte sporgente dove si vedeva il fondo.
Nella grotta siamo stati circa due ore e alla fine di queste ore siamo arrivati all’uscita dove ci aspettava un’attesa di circa tre ore fuori dal sito archeologico; durante la pausa ne abbiamo approfittato per comprare alcuni souvenirs da alcuni venditori lì fuori che negoziavano pietre preziose e piccoli reperti archeologici provenienti dalla grotta, ma alla fine dato che i professori ci hanno detto che avremmo dovuto aspettare ancora molto abbiamo pranzato in amicizia sui tavoli all’uscita.
Verso le due era l’ora di andare, abbiamo caricato gli zaini sul pullman e siamo ripartiti verso l’ultima tappa del viaggio prima di tornare a casa.
Questo luogo visitato ma in generale tutta la gita trascorsa con la classe mi è piaciuta molto, dato che mi ha aiutato a scoprire nuovi luoghi in cui non ero ancora stato. Da questa gita ho imparato che non bisogna essere vicini alla propria zona per fare nuove esperienze.
Amos
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Ebbene sì… anche la terza A, la classe più indisciplinata della scuola Saltini è andata in gita!!!! Esatto, noi siamo stati a Trieste tre giorni. Abbiamo visto molti luoghi tra cui il mio preferito, ovvero la “Grotta del Gigante”.
La sua scoperta avviene quasi per caso durante la ricerca dell’acqua in profondità, infatti si voleva raggiungere un fiume sotterraneo per poter riempire l’acquedotto di Trieste, ma lo speleologo che si è calato con una fune, si è trovato in una cavità così grande da non riuscire a vedere la fine.
Come dice il nome stesso, questa grotta è enorme ed è formata da tantissimi strati diversi di roccia e contiene tantissime stalattiti e stalagmiti. Queste ultime crescono 1 mm ogni quindici/venti anni quindi, facendo un breve calcolo, ho pensato che nel corso della vita di noi studenti (tredici anni), la loro altezza è aumentata di pochissimo, quasi niente. Ma alcune di loro erano così alte da farmi capire che hanno milioni di anni.
Durante la visita ho ascoltato molte curiosità sulle stalagmiti, ad esempio che la più alta di tutti è stata chiamata Ruggero (immagine sotto) e alcune assumono forme strane come una che aveva le sembianze di un gorilla arrabbiato.
Inoltre ci è stato chiesto di non toccarle perché il grasso presente sulle nostre dita si sarebbe depositato sulla superficie e avrebbe impedito loro di crescere, un vero peccato!
Mi è piaciuto vedere che la natura può creare qualcosa di così speciale, l’unico intervento che ha fatto l’uomo è stato quello di mettere in mezzo alla grotta due pali bianchi di 90 m l’uno per poter controllare i movimenti sismici della Terra.
Per visitarla abbiamo percorso cinquecento gradini in discesa e altrettanti in salita per uscire; una volta usciti, ricordo di aver provato una leggera vertigine.
Tutto sommato consiglio di visitarle almeno una volta nella vita perché è un’esperienza davvero particolare.
Emma
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La gita a Trieste è stata molto interessante, abbiamo visitato molti luoghi e mi hanno colpito molto i siti riguardanti la seconda guerra mondiale, perchè pieni di storia e molto toccanti, ma il posto più bello che abbiamo visitato per me è stata la grotta gigante, un posto che ti lascia stupito per la sua bellezza e grandezza! Per poterla raggiungere è necessario scendere molto in profondità e questo già ti regala un’emozione unica. La grotta è alta più di cento metri, è piena di stalattiti, rocce che si creano con lo sgocciolare delle gocce di pioggia che penetrano nel terreno e arrivano fino alla grotta: le stalattiti sono la parte più affascinante e meravigliosa poiché crescono di un solo millimetro ogni 15 anni! La maggior parte di queste stalattiti hanno centinaia di migliaia di anni. Nella grotta ci sono tantissime scale che sono molto scivolose e ripide, ma sono sicuro che per vedere un posto simile ne vale la pena. Personalmente, appena siamo entrati dentro la grotta, sono rimasto a bocca aperta: mi ha colpito principalmente la grandezza della grotta e ogni volta che guardavo in alto mi stupivo sempre di più, più scendevo giù, più restavo stupito. Penso che sia stato uno dei posti più belli che io abbia mai visitato in vita mia: certi posti, dopo che li hai visti, si dimenticano difficilmente, ma di questo avrò per sempre il ricordo, perché anche se siamo stati lì solo per un’ora, è stata un’ora fantastica perchè un luogo così non lo vedi ogni giorno, perciò è bene tenere il ricordo e essere coscienti della fortuna di aver visto un posto simile. Sono stato davvero bene, un giorno mi piacerebbe tornarci: è stato bellissimo.
Leonardo Mattana
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Trieste:riflessione personale – Il Castello di Miramare
Erano le 6:40 di lunedì 17 Marzo, quando tutte le classi terze della scuola Saltini si riunivano elettrizzate nel parcheggio di fronte ai cancelli della scuola.
I successivi tre giorni sono trascorsi lenti e silenziosi per tutti voi, che eravate in classe come al solito, vero?
Tranquilli, non voglio spaventarvi, semplicemente vi informo del fatto che finalmente anche le terze sono andate in gita!
La tappa prevista era Trieste, città piena di cultura e di monumenti importanti, che gode inoltre di un affaccio meraviglioso sul Mar Adriatico.
Tra tutti i luoghi che abbiamo visitato durante la gita, quello che più mi ha colpita è stato certamente il Castello di Miramare.
Un maniero costruito in soli quattro anni (1856-1860), affacciato sul mare, con tanto di porto privato (con accesso diretto all’ingresso), e un grande verdeggiante giardino, che dona al complesso un’aura fiabesca.
Tra alberi, arbusti e fiori colorati infatti, troviamo un castello bianco panna, che culmina con torrette più o meno alte.
L’interno si presenta in modo ancora più spettacolare e affascinante: questa roccaforte centenaria è composta infatti da due maestosi livelli.
Il piano terra è arredato e costruito per imitare gli interni di una nave, con un gusto che non passa inosservato.
La scelta di uno stile marinaresco, ma al contempo regale, è dovuta alla grande passione di Massimiliano, fratello dell’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe d’Asburgo, per il mare e per la navigazione.
Tutto il piano è arredato con boiserie di legno di cedro, porte nascoste, mobili antichi e quadri realizzati dalla principessa Carlotta, amata moglie di Massimiliano che adorava la pittura.
I rivestimenti delle pareti sono di stoffa azzurra, decorata con lo stemma reale creato da Massimiliano, composto dall’ananas, grifoni e corone.
Il primo simbolo è un frutto esotico che pochi potevano permettersi di assaggiare almeno una volta nella vita, mentre i secondi rappresentano gli ideali di potere e coraggio che Massimiliano voleva mettere in risalto.
Quindi, come può questo luogo non incantare i visitatori?
Nel piano superiore si respira invece un’aria meno casalinga e familiare. Tutte le stanze superiori, infatti, sono dedicate all’esaltazione del potere di Massimiliano.
Qui possiamo trovare quadri raffiguranti parenti importanti di quest’ultimo e conoscenti altrettanto famosi con titoli nobiliari non da poco: come ad esempio la principessa Sissi o Napoleone III.
Stavolta le pareti sono ricoperte di tessuto pesante rosso, anch’esso decorato.
Purtroppo, questo secondo lussuoso piano, Massimiliano non lo vide mai, poiché morì nel 1867 vittima di un’insurrezione avvenuta in Messico (stato di cui era imperatore da circa tre anni) da parte di ribelli messicani.
Greta
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Durante la visita a Trieste, uno dei luoghi che mi ha affascinato di più è stato il castello di Miramare, una residenza storica che si affaccia sul mare, circondata da un grandissimo e verdeggiante giardino.
Questo castello, costruito nel 1800 in soli quattro anni per l’Arciduca Ferdinando Massimiliano e la sua sposa Carlotta, mi ha colpito non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua storia affascinante e per storie molto interessanti legate a questo.
Il castello, che sembra provenire dalle acque del mare, si nota per la sua architettura semplice ma d’effetto.
Il suo giardino, ben curato, pieno di serre e piante esotiche, si affaccia sul golfo di Trieste.
Sicuramente uno tra i più bei giardini che ho mai visitato, ha anche una storia altrettanto interessante.
Inizialmente il giardino era zona completamente arida ma l’Arciduca, grazie alle sue conoscenze in ambito di botanica e grazie a molta dedizione, è riuscito a bonificare la zona e renderla un’oasi, piena di piante esotiche tramite le quali sembra di fare un viaggio intorno al mondo.
Nonostante il giardino sia stato splendido la zona che ho preferito è ,senza dubbio, la camera giapponese; un angolo del castello che sembra fuori dal tempo e dallo spazio, un vero e proprio omaggio alla cultura orientale.
Questa è decorata con motivi esotici, tra cui carte da parati, tende e arredi che evocano la tranquillità e l’armonia di quella cultura.
Quello che mi ha, in un certo senso, “emozionato” di più della stanza è stato proprio il contrasto che essa rappresenta all’interno del castello: questo spazio, così lontano dalle tradizioni europee, mi ha fatto riflettere su quanto la curiosità e il rispetto per altre culture possano influenzare la vita di una persona (in questo l’Arciduca).
Questa visita mi ha insegnato che la bellezza di un luogo non consiste solitamente nell’architettura o nei suoi paesaggi, ma anche nelle storie che la circondano e i sentimenti che riesce a provocare in una persona. Il Castello di Miramare non è solo un meraviglioso castello dallo stile e dall’architettura di ottimo gusto e realizzazione, ma anche un simbolo di curiosità e desiderio di conoscenza, che mi ha fatto percepire la voglia che aveva l’Arciduca Ferdinando Massimiliano di vedere il mondo con occhi curiosi.
Chiara
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La settimana scorsa, con i miei compagni di classe e alcuni dei miei professori, sono andata in gita a Trieste: una città meravigliosa, piena di luoghi affascinanti che mi hanno colpito molto. Il luogo che più mi ha colpito è il Castello di Miramare un castello pieno di storie, di stanze e addirittura passaggi segreti. Il Castello di Miramare è un castello costruito in solo quattro anni per volontà dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo, che lo scelse come dimora privata per sé e per sua moglie, la Principessa Carlotta. All’interno del castello troviamo tantissime stanze: l’ufficio, lo spogliatoio per Carlotta, la stanza da tè, la camera da letto con tre passaggi segreti uno che porta alla cabina armadio, uno al bagno e l’ultimo alla cappella e infine tante altre camere, ma la stanza da letto è quella che più mi ha sorpreso. All’esterno il giardino occupa la maggior parte dello spazio : ci sono addirittura piante che hanno più di un secolo! La vista sul mare è spettacolare, a volte vorrei essere una principessa dell’800 e vivere in un castello come quello. Svegliarmi la mattina con la colazione a letto, vestirmi con abiti eleganti e decorati e inoltre farmi acconciare i capelli ogni giorno in modo diverso. Sarebbe un’esperienza indimenticabile.
Con questa gita ho imparato molto di storia,di geografia, ma anche di scienze, visitando le foibe. A volte, visitare i monumenti ti insegna molto più di quanto possa fare una lezione a scuola, perché ti permette di vedere e vivere la storia in prima persona. Non è come leggere semplicemente un libro o ascoltare una spiegazione, ma è un’esperienza che ti coinvolge direttamente e ti fa capire davvero il valore di ciò che stai osservando.
Viola
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Ciao ragazzi di prima e seconda!
Vi sarete chiesti come mai noi di terza la settimana scorsa non c’eravamo.
Per vostra informazione, eravamo a Trieste, una città del nord-est, sottovalutata dai turisti.
Per iniziare abbiamo fatto un giro in città e abbiamo ammirato tutte le sue bellezze.
Il secondo giorno abbiamo visitato il castello di Miramare, la Risiera di San Sabba e le Foibe di Basovizza, e abbiamo concluso il terzo giorno con la Grotta del Gigante e il Sacrario di Redipuglia.
Probabilmente adesso vi starete chiedendo che cosa mi sia piaciuto di più…
Be’, quando ho visitato il Castello di Miramare, situato su un promontorio affacciato sul Mare Adriatico, sono rimasta colpita dalla sua bellezza.
La struttura, costruita per l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Austria e la sua consorte Carlotta del Belgio, si erge maestosa con le sue torri e i suoi dettagli architettonici che richiamano lo stile neogotico.
I giardini circostanti, curati nei minimi dettagli, offrono una vista panoramica sul mare e sulle Alpi Giulie, creando un’atmosfera incantevole.
Passeggiando tra le stanze affrescate e i mobili d’epoca, ho potuto respirare la storia di un luogo che ha vissuto sogni e tragedie, un rifugio per una coppia che ha vissuto momenti di grande splendore, ma anche di profonda sofferenza.
Visitare il Castello di Miramare mi ha insegnato molto sulla storia dell’Austria e dell’Italia, ma soprattutto sulla fragilità dei sogni.
La vita di Massimiliano e Carlotta è stata segnata da eventi drammatici: lui e lei partono giovani e pieni di ambizioni per accettare il ruolo di imperatori del Messico. Massimiliano muore fucilato tragicamente da insorti anti-europeisti. Lei, invece, sprofondata nella follia, viene riportata dai fratelli in Belgio.
Ho riflettuto su come le ambizioni e le speranze possano essere spazzate via in un attimo, e su quanto sia importante apprezzare i momenti di felicità.
Il castello, con la sua bellezza e la sua storia, è diventato per me un simbolo di come l’amore e il potere possano intrecciarsi, ma anche di come la vita possa riservare sorprese inaspettate.
Uscendo, ho sentito una miscela di ammirazione e malinconia, consapevole che ogni luogo ha una storia da raccontare, fatta di gioie e di dolori.
Elisa
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L’ultimo giorno della gita a Trieste siamo andati in autobus alla Grotta Gigante, ci siamo alzati alle 6 del mattino, ci siamo vestiti, siamo andati a fare colazione. Finita la colazione ci siamo lavati i denti, abbiamo preso i panini e l’acqua e poi alle 8 siamo partiti per poi iniziare un viaggio in autobus di circa un’ora.
La Grotta Gigante è una delle maggiori meraviglie naturali di tutta la regione ed è nota per essere una delle grotte più grandi di tutto il mondo. È una cavità profonda circa 200 metri e larga circa 150, con stalattiti e stalagmiti ovunque: ciò la fa assomigliare il paesaggio un altro mondo misterioso. In ogni momento passato in quella grotta mi sembrava di far parte all’interno di un film di fantascienza, a me ha fatto venire in mente “Il signore degli anelli”.
Noi siamo stati all’interno circa un’ora salendo e scendendo oltre i 500 scalini. All’uscita ci sono delle piccole bancarelle dove puoi comprare dei souvenir, io ho comprato degli orecchini dell’albero della vita ricoperti di pietre per mia nonna e diverse rocce di ametista e ossidiana per i miei genitori e mio fratello. Inoltre c’erano anche dei tavolini da picnic dove abbiamo mangiato.
La visita mi è piaciuta molto perchè è stata molto interessante e affascinante e poi l’ho visitata assieme ai miei amici. In più mi ha fatto ha anche tornare in mente quando ho visitato le grotte di Su Mannau con mio nonno in Sardegna qualche anno fa.
Michele
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La gita di tre giorni è stata molto stancante e, allo stesso tempo, meravigliosa; abbiamo visitato luoghi veramente significativi e storici.
Il primo giorno della gita, lunedì diciassette marzo alle sei e quaranta del mattino, tutti eravamo emozionati per trascorrere tre giorni insieme ai nostri cari amici. All’ora di salire in pullman i professori ci hanno dato un cartellino con informazioni della scuola e informazioni personali di ogni alunno.
Da Oreno a Trieste ci sono cinque ore di differenza; in pullman ho solo dormito e giocato con la mia migliore amica.
Il primo giorno, chiamato da me “semplice gita”.
Siamo andati alla Piazza D’Italia dove ci siamo incontrati con due guide che ci hanno portato al Colle e alla Basilica di San Giusto, la Basilica non era molto grande, però, era composta da due chiese. Dopo essere andati alla Basilica ci siamo spostati al Teatro Romano; essendo sincera non mi sono sorpresa molto, il Teatro era normale e anche il Borgo teresiano. Dopo la “semplice gita” siamo andati all’hotel (la mia migliore amica è stata la mia compagna di stanza); la stanza era piccola e accogliente, gli insegnanti ci hanno detto di lavarci e trenta minuto dovevamo essere pronti per uscire a mangiare in ristorante. Il primo oggetto che ho visto quando siamo arrivati è stato un certificato dove c’erano quattro stelle; il cibo è stato delizioso; un momento divertente c’è stato! Uno dei camerieri ci chiese: “C’è un vegetariano qua?”, un ragazzo alzò la mano e gli rispose: “Sono io”. Il cameriero gli chiese: “Sei vegano, quindi mangi il pollo?”, dopo due secondi tutti hanno cominciato a ridere e a scherzare con il ragazzo vegano. Tornando tutti ci siamo gelati grazie al vento. Erano già le dieci di sera ma noi ragazzi di tredici o quattordici anni volevamo andare in giro per l’hotel; siccome non ci hanno lasciato uscire dalle nostre stanze, ciascuno con il proprio gruppetto e io con il mio abbiamo accordato di restare in solo una stanza fino alle undici di notte (il tempo che ci hanno dato gli insegnanti per restare con i nostri amici); dopo un’ora tutti eravamo nelle nostre stanze e così finii il primo giorno di gita.
Il secondo, chiamato da me “gita di tristezza e morte”, il perché del nome è comprensibile dai posti visitati, perché appunto tutti i luoghi dove siamo stati ci hanno parlato di morti.
Il primo punto fu Il castello di Miramare dove le guide ci hanno detto che il proprietario fu un arciduca che fu ammiraglio della marina militare austriaca, dopo fu imperatore del Messico dove venne fucilato dagli oppositori repubblicani.
Non vorrei parlare molto sul secondo e terzo luogo perché sono luoghi dove sono state uccise molte persone. Sapere sulla Risiera di San Sabba e la Foiba Basovizza mi è piaciuto; pensavo di essere forte ma quando sono entrata nel secondo ho sentito il mio cuore farsi in pezzi, con il terzo non avevo parole, non volevo parlare perché se parlavo piangevo e non volevo piangere e nemmeno di fronte agli altri, grazie a Dio non ho pianto, ma quel giorno quando siamo ritornati in hotel e tutti stavano dormendo, ho guardato il tetto della stanza e ho ricordato tutto ciò che ho ascoltato; e sì, ho pianto per persone che non conoscevo e non conoscerò mai, ho provato pena, infatti, molti erano innocenti e quasi tutti gli uccisori non avevano misericordia, purtroppo c’erano persone che furono costrette ad uccidere; per loro di sicuro fu doloroso e difficile.
Il terzo giorno, chiamato da me “Gita dei giganti”.
La Grotta del Gigante fu affascinante, era gigantesca; scendere fu facile ma salire fu la cosa che non mi è piaciuto della grotta, le scale non finivano mai.
Mentre il Sacrario di Redipuglia fu colossale, tutti volevano incontrare il loro cognome, io non mi preoccupai perché non sono dell’Italia e ho sceso pian piano, con molta tranquillità; mi è dispiaciuto non poter vedere le trincee: è uno dei miei sogni vedere di persona una trincea perché mi piacciono i film di guerre e sempre vedo trincee nei film.
Del Sacrario mi è piaciuto che ci sia una donna in mezzo di molti uomini.
Poi dovevamo ritornare e siamo arrivati ad Oreno alle otto e mezza di sera: così è finito il viaggio di tre giorno delle terze A, B e C.
Oriana
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La Risiera di San Sabba: Un luogo di memoria e riflessione
Vi sareste mai aspettati una lezione di vita dalla classe 3^A? Ebbene sì, dopo questa gita abbiamo imparato molto sulla storia di Trieste, che ora vi illustrerò…
La Risiera di San Sabba è uno dei luoghi che mi hanno impressionato di più durante la nostra visita a Trieste. Un luogo carico di storia, ma soprattutto di dolore e sofferenza. Quando sono arrivata, l’atmosfera che si respirava era pesante, come se le pietre delle mura fossero ancora intrise delle grida e del dolore delle persone che vi erano passate.
La Risiera di San Sabba, oggi un memoriale, fu un campo di concentramento nazista durante la Seconda Guerra Mondiale, dove migliaia di prigionieri, soprattutto ebrei, partigiani e prigionieri politici, furono deportati e uccisi. Fu l’unico campo di concentramento in Italia ad avere un forno crematorio, ma il forno non è più presente oggi, sebbene la facciata dell’edificio ne porti ancora l’impronta storica.
Nel visitare la Risiera, ho potuto vedere le celle di isolamento dove venivano rinchiusi, interrogati e torturati i prigionieri. Tra gli oggetti esposti, le fotografie e i documenti, ho notato la testimonianza di tante persone, ognuna con una storia, un volto, un nome. In quel luogo, non si parla solo di numeri, ma di vite distrutte, di sogni infranti e di famiglie separate per sempre.
La visita al museo interno mi ha fatto riflettere su quanto sia importante non dimenticare quello che è successo. Ogni foto, ogni storia, ci ricorda che dobbiamo fare attenzione a non ripetere gli stessi errori.
Un momento particolarmente toccante è stato quando ci hanno raccontato come il forno crematorio venisse utilizzato dai nazisti per distruggere i corpi delle vittime, in un atto di estrema disumanità. Sebbene il forno non ci sia più, la sua storia è viva nella memoria del luogo, e sapere che quei corpi venivano trattati come oggetti da eliminare con la massima crudeltà, nonostante fossero i corpi di persone con le loro vite, sogni e speranze, è qualcosa che fa davvero riflettere.
La crudeltà con cui venivano trattati i prigionieri è difficile da comprendere, ma è proprio grazie a luoghi come la Risiera che possiamo fare luce su quanto accadde. È come se questo luogo fosse stato creato per farci sentire l’orrore della guerra, ma allo stesso tempo ci spingesse a pensare a come possiamo evitare che accada ancora.
Ciò che mi ha colpito maggiormente, però, è stato il pensiero che, nonostante il dolore che la Risiera porta con sé, oggi è un simbolo di speranza e di memoria. Ogni anno, infatti, qui si celebrano le vittime della guerra e si riflette sul significato della pace e dei diritti umani. In questo luogo, che per tanto tempo è stato solo un simbolo di morte, oggi possiamo trovare un messaggio di speranza, di impegno e di riflessione. Passeggiando tra le sue mura, mi sono resa conto di quanto sia fondamentale per il nostro futuro non dimenticare il passato. La memoria storica è essenziale per evitare che simili atrocità si ripetano.
La Risiera di San Sabba ci insegna anche quanto sia importante lottare per la pace e la dignità. In questo mondo, spesso segnato dall’intolleranza e dalla violenza, abbiamo bisogno di luoghi come questo per ricordarci che il rispetto per ogni vita umana è la base di una società civile. La memoria storica è uno degli strumenti più potenti che abbiamo per costruire un futuro migliore, per ricordarci che la pace non è mai un punto di arrivo, ma un obiettivo da difendere ogni giorno.
In conclusione, la visita alla Risiera di San Sabba è stata una lezione di storia, ma anche una lezione di vita: ci ha insegnato che la lotta contro la violenza, l’intolleranza e l’odio deve essere quotidiana, e soprattutto che la possiamo combattere tutti noi, ragazzi o adulti, nella nostra vita quotidiana. La Risiera, pur essendo un luogo di dolore, ci offre la possibilità di guardare al futuro con speranza.
Sharllette