Ciao a tutti!
Come state?
Spero tutto bene.
Sì, lo so: è ormai dall’anno scorso che non scrivo più sul Saltini Time.
Sinceramente non so neanche io il motivo per cui ho smesso di scrivere sul giornalino della nostra scuola: forse non trovavo l’ispirazione, forse non ne avevo più voglia, oppure semplicemente, rimandando sempre, il tempo è trascorso e io sono rimasta ferma, attendendo che la cosiddetta “occasione” arrivasse da sé, piovendo dal cielo o palesandosi all’improvviso in modo inaspettato.
Ecco, oggi ho deciso di crearla io l’occasione, perché una cosa che ho capito in tutti questi mesi di finta attesa, è che l’occasione non esiste.
O meglio, esiste, ma bisogna crearla da sé.
Ad esempio, se si sta cercando un lavoro, non si può stare svaccati sul divano tutto il giorno a guardare Netflix, ad aspettare che l'”occasione” arrivi.
Bisogna invece inviare curriculum a più non posso, informarsi per sapere se ci sono posti di lavoro vacanti, eccetera eccetera eccetera.
Insomma, diciamo che non credo più che questo fantomatico “momento ideale” per fare qualcosa arrivi in completa autonomia.
L’importante è che ora, esatto, proprio adesso, abbia deciso di scrivere il mio ultimo (forse) articolo per il SaltiniTime.
Giusto per restare in tema malinconia, in questo articolo desidero parlare di tutto il mio percorso alle medie, dalla prima media fino ad adesso, il periodo in cui gli esami non sono più un futuro evento lontano, bensì un evento molto (molto) vicino.
I focus che devono essere terminati, le ultime verifiche e interrogazioni che devono essere svolte. La sensazione di nostalgia che permea e circonda ogni singolo momento, avvenimento e pensiero che ha luogo tra le mura scolastiche che è ormai tangibile, concreta.
E’ proprio il momento adatto per ripensare a tutto il percorso fatto alle medie finora, non credete?
Erano le 8:00 di mattina dell’8 Settembre del 2022, quando è cominciato il primo giorno di tre lunghi anni alla Saltini.
Ricordo che la mia maestra delle elementari venne in bicicletta ad augurare buona fortuna a tutti i suoi ex alunni, tra cui me, appunto.
Ripenso ancora con un pò di vergogna al fatto che metà della mia classe, che all’epoca era la 1^A, aveva sbagliato l’ingresso alla scuola, ed io facevo parte anche di quel pezzo mancante.
Noi arrivammo un po’ in ritardo (ci vollero alcuni minuti per capire che forse il cancello da cui erano entrati tutti poco prima era effettivamente quello corretto), e ricordo perfettamente che tutti ci fissavano tra il divertito e lo stupito.
Che figura.
Direi che fu un inizio scoppiettante.
Quell’anno è stato bellissimo: le prime gite con la nuova classe, l’ambiente talmente diverso da quello delle elementari, il modo di applicarsi alle materie che differiva da quello utilizzato per i cinque anni precedenti, i progetti scolastici, i compagni diversi (certo, alcuni li conoscevo già, ma non tutti), i nuovi insegnanti, e stavolta ognuno di essi insegnava una materia diversa.
Non c’erano professoresse di italiano che insegnavano anche scienze!
Direi che il primo anno è stato il più innovativo, quello che più di tutti mi ha meravigliata positivamente, che mi ha fatto scoprire un mondo nuovo.
Inoltre, sin da subito sono stata affascinata dal Saltini Time, su cui ho cominciato a scrivere poco dopo l’inizio della scuola!
Insomma, un giornalino pubblico, che tutti potevano leggere, su cui scrivevano i prof. e gli alunni!
Era tutto così incredibile!
Io osservavo meravigliata il mondo girare intorno a me e con me, sentendomi ogni giorno sempre più parte di esso.
Ora arriviamo alla seconda media.
Quanti casini abbiamo combinato durante quel fatidico anno?
Tanti.
La risposta è tanti.
Diciamo che è stato l’anno più movimentato, quello in cui mi sentivo più sballottata: da una parte, c’erano i ricordi della prima media e la maggiore conoscenza della scuola, dei professori, delle materie, dei compagni.
Dall’altra, c’erano già i pensieri rivolti alla terza media (almeno per me era così), come ad esempio i fatidici e spaventosi esami.
Probabilmente ci siamo scatenati così tanto (anche troppo), perché non c’era nulla in particolare che ci provocasse agitazione: in prima c’era il “tutto nuovo”, e in terza c’è stata e c’è la consapevolezza degli esami incombenti.
Adesso arriviamo alla terza, l’ultimo anno (in teoria) di scuola media.
Su quest’anno sinceramente non ho poi tanto da dire, o forse ho così tanti pensieri su di esso, che non so neppure da cosa cominciare.
Per quanto riguarda la mia esperienza personale, posso dire che quest’anno è stato il più ricco di tutti: l’ho cominciato con la pacatezza dell’estate, la costante voglia di vacanza che inizialmente non lasciava spazio alla scuola: volevo esplorare il mondo!
Poi ho compreso che forse, voler viaggiare per il mondo senza sapere quasi nulla di esso… non era il caso.
Mi sono messa a studiare veramente, andando a 300 all’ora, senza fermarmi mai, colmata dalla voglia di imparare sempre di più!
Infine, lo sto concludendo con un po’ di stanchezza, ma non per la scuola in sé, più che altro per come la sto vivendo io, ovvero con un po’ di ansia.
Però cerco di non farci caso, e di andare avanti concentrandomi sul presente, senza pensare a futuri avvenimenti catastrofici riguardanti l’esito degli esami o tutto il resto.
Quindi, ripenso spesso a ciò che cambierà l’anno prossimo, a tutti coloro che non vedrò più così frequentemente, e al fatto che dovrò imparare la piantina di una scuola molto più grande, in cui mi perderò sicuramente ogni giorno, visto il mio “elevatissimo” senso dell’orientamento!
A volte penso anche a come saremo io e i miei compagni tra quindici, vent’anni, e cerco di immaginarmi che lavoro farà ognuno di noi, dove vivremo, se il nostro carattere si sarà anche solo un tantino modificato in confronto ad adesso.
Mi domando se si ricorderanno di me, di tutti gli altri, della scuola, dei prof., delle gite, delle esperienze, delle chiacchiere durante le lezioni, delle sgridate che ci siamo presi e dei guai in cui ci siamo cacciati.
Talvolta, come dicevo prima, mi coglie un certo senso di malinconia e tristezza, e mi impaurisco, al pensiero della nuova scuola che frequenterò l’anno prossimo, al dover ricominciare tutto da capo.
Ancora un primo giorno di scuola colmo di agitazione e curiosità, ancora nuovi compagni, ancora nuovi professori, eppure sono consapevole del fatto che sarà diverso da come è stato il percorso delle medie.
Poi cancello tutto.
Tutte le preoccupazioni svaniscono, come dissolte nel nulla, e mi blocco dalle mie riflessioni.
Vorrei che questi ultimi giorni trascorressero più lentamente, in modo più tranquillo: devo ancora inculcarmi nella testa che quella che verrà sarà l’ultima settimana “di terza media”.
Eppure dentro di me continuo a pensare che un giorno, noi, quei ragazzini incuriositi dalla nuova scuola e frastornati dalle diverse emozioni che stavamo provando quel fatidico “primo giorno”, uniti dalla paura e dalla curiosità di continuare a conoscere il mondo, diventeremo uomini e donne felici, soddisfatti e indipendenti, equipaggiati da bei ricordi di tre anni della nostra vita passati insieme.
Ed infine, a voi che rimanete e arriverete, dico che anche a me sempre caro fu quest’ermo colle, ma in questo caso non possiede una siepe che blocca la vista dell’orizzonte, bensì una porta aperta su di esso.
P.S. Questo finale è di una persona che vorrebbe essere come i più famosi poeti, e che cerca di integrare le loro parole nei suoi testi, ma che fallisce miseramente.